mercoledì 19 settembre 2012

Paolo Mori, la supervalutazione dell'usato

di Mr. Black Pawn

Dopo aver organizzato incontri clandestini con una ventina di giochi, avervi allietato con secchiate di liquidi organici su cose, fiere e vizi del mondo dei giochetti, sento il bisogno di cambiare registro e di passare al lato umano del boardgame.
Lo farò come mio solito partendo dalla cresta dell'onda, per poi cambiare di nuovo format quando mi sarò rotto le palle, al solo fine di far incazzare il Puzzillo che mi manda mail su mail implorando continuità e regolarità, una roba che mi è aliena, come il divertimento coi filler.
Parleremo dunque oggi dell'opera di uno degli autori più in auge del decen lustr mese. Ovviamente parleremo dei suoi giochi e di quel che fa più che di lui medesimo in quanto tale, anche perché grazie al cielo lo conosciamo poco e non ci teniamo ad approfondire.

Paolo Mori nasce a Parma nel 1977, e inizia la sua carriera di autore prima di pubblicare un gioco, nel senso che è già lì a dar consigli a destra e a manca nel 2005, quando dà vita insieme all'anziano Obert a Inventori di Giochi, "la prima community italiana di autori di giochi" (anche l'unica, direi, e meno male). La pubblicazione arriva l'anno dopo, col semi-sconosciuto Ur, un gioco di civiliz di piazzam di cubetti, che vince a sorpresa il Best of Show nonostante sia un prodotto abbastanza inutile.
Ma, ripensando al premio, non è che sia poi una gran sorpresa.
Il gioco è un gioco di piazzamento tessere e spostamento cubetti, in cui ci si frantuma la testa per un'ora per controllare set di tessere al fine di fare punti vittoria. Un gioco di Knizia, ma senza l'estro di Knizia, se mai Knizia ha avuto un estro.

Nonostante l'indubbia inconsistenza del titolo d'esordio, che gli vale il premio "miglior gioco nel cestone a due euro" a Essen 2010, Paolo Mori insiste e porta al grande pubblico Borneo, un imbarazzante gioco di carte (vincitore del concorso per esordienti o quasi "Miglior Gioco Inedito" a Lucca), che la Da Vinci decide di pubblicare l'anno seguente come gioco da tavolo, aggiungendo una plancia all'originale. Questa manovra fa sì che il retrogusto kniziano si senta con ancor più prepotenza, ma Paolo Mori non se ne cura e dell'autore di Samurai e Ra importa anche la simpatia e la modestia, dandone sfoggio fortunatamente quasi mai.
Sempre nel 2008 Mori si macchia di un'altra colpa: un gioco su commiss per amic marchett di cui abbiamo parlato qui, anche se solo ora sono riuscito a dare un volto agli "esperti del settore" che l'hanno realizzato. Si tratta di Pinguini vs Vampiri, non sono riuscito a giocarlo, ma sopravvivrò. Forse più che "ma" avrei dovuto dire "quindi", ma andiamo avanti.

Anzi, no, apriamo una parentesi, visto che Mori dà anche i natali, grazie a un concorso, a Smallworld Cursed, un'espansione a tratti buggata, che grazie all'abilità omonima rende un palo al culo ogni partita al deprecabile gioco della Days of Wonder. Grazie, Paolo.

Nel 2009, il successo.
Non tanto per Pocket Battles, gioco realizzato in coppia con Francesco Sirocchi, già famoso per , quanto grazie a Vasco da Gama, il gioco più sopravvalutato del decennio.
Vince la fairplay e fa sold out a Essen, si piazza secondo al Deutscher Spiele Preis e nella classifica dell'International Gaming Award, e trova anche il tempo di farsi offendere, in ben due video, da Tom Vasel, obbligando Paolo a fare l'offeso che fa il superiore sui principali siti del settore. Non fatevi ingannare dalla mancata vincita del Best of Show: il gioco è un raffreddore mascherato da tombola con una bella grafica sopra. Informatevi (male) qui.

Quindi: nel biennio 2006-2008 abbiamo Ur, Borneo, Pinguini vs Vampiri tutti più o meno trascurabili.
Poi, 2009: Vasco e Pocket Battles. Il successo, con un gioco e un pezzetto.
Poi stop: Mori fa davvero poco o nulla fino al duemiladodici.

E infine arriva Libertalia, un gioco che, grazie all'immonda propaganda di svariati siti e blog, viene presentato come capolavoro annunciato, il gioco che sfonderà, il nuovo 7 Wonders, eccetera eccetera.
L'ho già detto in un commento alla recensione: bella, bellissima grafica, ma davvero lontanissimo dalla perfezione, soprattutto per l'inspiegabile mole di regole contro-intuitive, per la vetusta divisione in manche, il mix di "gioca carte, prendi set" che ricorda tanto lo scopone. Dopo la tombola di Vasco, si continua a seguire la strada dei grandi classici.

Ma giustamente Paolo batte il ferro finché è caldo, con il trascurabilissimo e graficamente orribile Olympicards, seguito da Batman, Gotham City Strategy Game (strategy? ma davvero davvero?), un gioco (ipotizzo? spero?) su commissione. Grazie, Paolo.

Sebbene non me la senta di bollare Mori come autore non originale, visto che una luce in fondo al tunnel si vede quasi sempre, riassumo la mia valutazione sulla sua produzione ludica con "fortunata", nel senso proprio di "che culo!".
L'uomo giusto, al posto giusto, e al momento giusto. Grazie a giochi non del tutto banali, a un uso quasi sempre sapiente del silenzio, e soprattutto a illustrazioni strafighe (non sue, ovviamente) e alle coccole dei siti di settore, Paolo è riuscito a diventare uno degli autori più acclamati dello stivale con due giochi e mezzo: saltando di editore in editore nei momenti migliori per ciascuno, probabilmente senza grande malizia ma con gran abil bucio de culo.

Mi chiedo se, con tutto questo bruciare le tappe, Paolo non sia in lizza al Best of Show anche quest'anno, però, per il premio alla carriera.


2 commenti:

  1. Beh qualcosa da Knizia ha preso sicuramente .. la capacita di far soldi ehhe

    RispondiElimina
  2. Si parla comunque di personaggi di un certo calibro.
    Che poi a certa parte dei personaggi il grosso calibro lo si dovrebbe usare per abbatterli è un discorso diverso, che per altro non vale per questi s'intenda. Fosse anche solo perché poi ci mancherebbe il materiale!

    Per il discorso denari, quando troverete un autore che si arricchisca con il game design, fatemelo conoscere. Pochi casi, e quasi mai puri autori. Ricordo ancora una conferenza di Knizia in cui illustrava con disinvoltura come un designer professionista dovrebbe realizzare almeno 20-30 titoli l'anno, mentre uno che lo facesse per hobby potrebbe accontentarsi di 4 o 5... non so se fosse un modo per dire "gli italiani sono turisti del game design" o un'ingenua verità, ma considerate le cifre su cui viaggiano gli autori nostrani direi che non si tratta comunque di una menzogna.

    RispondiElimina

Il sistema ci mostra il tuo IP, pensaci quando ti viene in mente di offendere qualcuno o infrangere qualche legge.