lunedì 12 settembre 2011

I Pilastri della Terra - l'essenziale è invisibile, ma


Titolo: I Pilastri della Terra
Anno: 2006
Autore: Michael Rieneck
               Stefan Stadler
Editore:  Stupor Mundi
Tipo: gioco da tavolo
Genere: gestionale
Tema: medievale, romanzo
Meccanica:  draft scoperto, piazzamento lavoratori, gestione risorse, poteri variabili
Numero Giocatori: 2-4 (6)
Durata:  90-150
Difficoltà: 3/5
Dipendenza dalla lingua: media (testo di alcune carte)
Illustratore:  Michael Menzel

Stiamo parlando del gioco più italiano della produzione ludica internazionale, persino più del gioco del Bunga Bunga (sì esiste).

Il legame del gioco con la nostra cultura non è dello stesso tipo che lo unisce all’omonimo romanzo di Ken Follet, per quanto forte anch’esso sia, bensì  è generato da un concept di design ludico che rende i giocatori un popolo di poeti, santi e navigatori, oltre che “brava gente dal cuore d’oro”.

Le azioni principali del gioco sono infatti un incredibile spaccato dei nostri usi e costumi storici. Si parla di quattro costruttori che se la battono per prevalere nella realizzazione della cattedrale; senza scrupolo per tanto si gettano operai nelle cave, boscaioli nelle foreste, scavatori sull'arena... e fin qui sembra tutto abbastanza "internazionale", ma più di tutto ciò che colpisce è il percorso "all'italiana" dei capomastri: potete mandarli a piangere dal vescovo per proteggervi dalle "sfighe della vita", potete mandarli a piangere dal priore per avere una buona parola, potete mandarli a piangere dal Re per non pagare le tasse (il che è un diritto sacrosanto di OGNI costruttore), potete mandarli a piangere dal castellano per avere qualche lavoratore immigrato in nero... 
Rieneck e Stadler: probabilmente pseudonimi di sociologi italiani.

Volendo essere meno maliziosi (e non vedo perché), possiamo dire che il gioco ruota attorno alla costruzione della cattedrale, elemento centrale del gioco... in effetti come vivere senza un segna turni in legno?

Ridicolo? Magari no,  se pensiamo che è centro della storia, che i giocatori si affannano nell'accumulare prestigio durante la realizzazione della grande opera architettonica e che la raccolta e la lavorazione dei materiali sono volte proprio a tale scopo... be' a ben vedere sì, è piuttosto ridicolo fare tutto questo per un segna turni, ma sarebbe stato forse meglio senza?
Probabilmente sì.

Soprassedendo agli aspetti stilistici I Pilastri della Terra si rivela un “tedesco” piuttosto generoso, la sensazione di stare sempre riuscendo in “qualcosa” accontenta i giocatori accompagnandoli dolcemente fino all’inesorabile esito. Una sorta di morfina ludica che trasforma il draft delle risorse, il piazzamento dei capomastri e la gestione delle risorse in un piacevole operare.

A creare qualche piccola fibrillazione è l’estrazione casuale dei capomastri, che rende il piazzamento lavoratori una parte del gioco su cui è difficile fare affidamento, è come accendere il mutuo con un biglietto della lotteria.

La varietà invece la concedono le carte: bonus variabili ed eventi casuali pescati da mazzetti appena abbondanti, diciamo un etto e venti a testa.

A conclusione infine, dopo i biscottini per tutti, l’amara medicina del risultato: niente conteggi finali né punti a sorpresa, storia terminata, lieto fine o meno. L’abilità dei giocatori si traduce in una forbice di punteggio così stretta da non potervici tagliare nemmeno l’unghia del mignolo, per quelli che rimangano più indietro invece è pronto Dixit.


PRO – grafica da panorama turistico, scorrevole, morbido come soufflé.
CONTRO – tedesco profondo come una tasca, le parti migliori sono rimaste nell’espansione.
LA GUASTAFESTE DICE - "a me questo piace".

NOTE – Espansione più indovinata di una risposta in un concorso truccato. Quasi necessaria, porta a 6 i giocatori, inserisce una serie di azioni compilatorie e riduce l’alea.

3 commenti:

  1. Caustica, complimenti per il blog.

    http://storydealer.blogspot.com/2011/08/i-pilastri-della-terra-prima-giocata.html

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  2. Grazie, purtroppo ci stiamo intenerendo, cerchermo qualcosa di peggiore, e so che gli editori ci aiuteranno in questo...

    E mentre altri siti elencano modi e motivi per spendere danari che spenderemo comunque, noi cerchiamo di farvene risparmiare.

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  3. Senza espansione ha alcuni elementi in comune con la tombola, anche se non crea analoga tensione. Con l'espansione diventa bello un po meno di Caylus, ma costa il triplo. Bah...

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