Forse non è la prima volta, ma è sicuramente una delle volte in cui ci troviamo immersi nel bel mezzo di una convention ludica ricca di eventi vari, eventuali ed ammucchiati.
Due giorni di manifestazione legati al gioco come un odontoceto è legato agli ittiopsidi. Cioè sì, ma senza aver capito.
Pistole laser, cosplay fantasy (o giocatori di ruolo dal vivo, o gente di menarsi in costume, pari sono), giochi in legno per bambini, esperimenti base con giochi di fisica applicata, corsi di game design, zumba, riffe a volontà, negozianti di giochi e il MENSA (generando fortissimi dubbi riguardo l'attendibilità delle Matrici di Raven). In somma un tale pappone che a confronto la busta per gli avanzi del cane che rimedio al ristorante, pur non avendo un cane, appare come una cenetta romantica.
In un sabato che ha visto più staff che spettatori, l'elemento di maggiore intrattenimento è stato senza dubbio l'utilizzo disinvolto dell'impianto audio, che si è rivelato una sorta talent show per annunciatori di cose a caso. Il che, assommato all'asta di giochi bandita nel mezzo della giornata, ha dato l'opportunità di vivere l'esperienza "un giorno da giocatore audioleso - prova anche tu l'esperienza di mimare un'intera sessione de Il Trono di Spade". Socialmente costruttivo. Elegante come un rutto.
E mentre i tizi del "meniamoci mascherati ma meniamoci piano che se mi faccio male mamma mi dà il resto" si risparmiavano dal supplizio godendo della pioggia all'esterno, le giovani promesse del game design trovavano difficoltà nel tentare di capire concetti come game e design, e non solo per l'audio. Si trattava di ragazzi volenterosi con progetti plausibilmente realizzabili, di quelli che se arrivassero in blocco sugli scaffali dei negozi mi darei definitivamente ai videogiochi.
Contemporaneamente lo sguardo vitreo dei membri del MENSA era a cavallo tra il "speriamo che non si accorgano del bluff" e "speriamo che nessuno di ... cosi ci rivolga la parola", non ci ho parlato, non saprei, l'unica cosa certa è che millantati o meno, a seguirne le attenzioni, anche a loro piacciono i bei sederi.
I ragazzi della "scienza per gioco" erano impegnati a far vedere e spiegare principi fondamentali di fisica, ma è difficile farlo quando dai in mano a dei primati una pistola "spara-cerchi di fumo", riportandomi alla memoria i tempi di scuola, quando l'esperimento di laboratorio dei compagni era accendersi le scorregge.
Chissà che questo non abbia avuto a che fare con la crisi nervosa del professore. Comunque, il tic all'occhio, ai ragazzi dello stand è venuto.
Parlare di stand è ovviamente una forzatura, che per lo più si trattava di tavoli e tovaglie, così coinvolgenti che più di una famiglia ha cercato di apparecchiarcisi un discreto pasto da fine settimana. A dare un tono giusto la presenza di Uplay, che del darsi un tono ha fatto il proprio marchio di fabbrica (sapete mica la storia dell'edizione italiana di Tzolkin?), e un paio di negozianti volenterosi intenti a conquistare il territorio pisano.
A giro poi una serie di riffe legate alla ludoteca, alla segreteria, al playtesting, alla convention e ai bagni.
Alla domenica un paio di novità. L'irrinunciabile concorso di "annunciatore meteorologico", sempre al caldissimo microfono, vinto da una ragazza che, forse ignorando che si era tutti in un salone con una parete a vetro, continuava a dare "Neve! O grandine! Credo!", a caso, spostando il tic dei ragazzi della "scienza per gioco" al sopracciglio destro di quelli del MENSA.
Ma anche l'arrivo della "zero negativo games" con il suo "Made in Itali", qualcosa che culturalmente si pone tra il gioco del Bunga Bunga e Vacanze di Natale. Ma che recupera punti mostrando una estetica fotocopia di un paio di mutande.
Date le condizioni climatiche, ormai date per apocalisse, l'affluenza rimane scarsa fino all'avvento del flash mob, ossia una decina di minuti di ballo organizzato su base "unz e tunz" annunciato con ampio e regolare anticipo, al quale hanno partecipato esattamente il gruppo di ballo organizzatore (con tanto di maestro) e un paio di sgallettate (credo, ma non ne son certo, che a quel punto il tic al sopracciglio era preso anche a me con una certa importanza). Allora qualcuno si è visto, ma quando la musica è finita e la "folla" dissipata, si sono resi conto di cosa stesse realmente avvenendo in quel posto, svanendo come l'opportunità di vedere qualcosa di nuovo.
Forte invece la partecipazione nella fase di smontaggio, ci avreste potuto riconoscere dell'entusiasmo.
Dal punto di vista meramente ludico abbiamo avuto la possibilità di provare meglio due giochetti come Clash of Cultures e Kemet, dei quali avremo qualcosa da dire nei prossimi tempi. Per ora posso dire che il vuoto di eventi ci ha permesso di impegnare diverse ore su questi prodotti.
La conclusione è che, al momento, il posto del gioco in Italia rimane quello di un'attività marginale ed elitaria, la cui élite, tra l'altro, è tutt'altro che tale.
e mentre nel famoso forum pare che nessuno sappia nulla uplay continua a darsi un tono come una scorreggia nella valle dell'eco...
RispondiEliminae mentre nel famoso forum pare che nessuno sappia nulla uplay continua a darsi un tono come una scorreggia nella valle dell'eco...
RispondiElimina