lunedì 13 agosto 2012

Strasbourg - la Proloco colpisce ancora

Modella: Dalia Cosplay
Fotografo: Marco Cappello

Titolo: Strasbourg
Anno: 2011
Autore: Stefan Feld
Editore: Pegasus Spiele (ing)
Tipo: da tavolo
Genere: gestione risorsa
Tema: a caso, influenza medievale
Meccanica: asta al buio, piazzamento, azzardo
Giocatori: 3-5
Durata: 90'/120'
Difficoltà: 3/5
Dipendenza dalla lingua: nulla (ma proprio nulla).
Illustratori: Alexander Jung
Gallery

[scritto da il Puzzillo]



Manuale del marketing ludico: città già medievale, celo; gente indaffarata in copertina, celo; autore noto, celo; divertimento, manca.
Alle stampe.

Stefan Feld, dopo averci stordito con Speicherstadt, illuminato con Spiel mit Lukas - Dribbel Fieber, ma anche scassato la minch*a con Trajan, ci regala la soddisfazione di un prodotto che ben si accompagna ad un buon bicchiere di amaro qualunque, Strasbourg.

Coso qui è un gioco che lascia davvero il segno, un po' per l'originalità tipica del pellame cinese, un po' per l'immediatezza sibillina, ma soprattutto per la polvere sulla mensola.
Innanzi tutto bello l'azzardo futurista, con aste dinamiche come pulci di marmo, che se i giochi vendessero per le meccaniche Feld starebbe spinando pesce al mercato ittico, non da solo. Assodato questo si comprende il senso di un tabellone componibile in cui l'ordine dei turni può variare ad ogni partita; si tratta di una variabile influente come indossare prima le scarpe e poi la cravatta, o viceversa. Quello che fa davvero la differenza in Strasbourg è la libertà, della quale si fa ampio dono ai giocatori come di corda all'impiccato, permettendo loro di azzardare sui due momenti chiave della partita: gli obiettivi e la preparazione delle aste.

E' permesso, anzi dovuto, selezionare inizialmente quanti obiettivi tenere tra quelli pescati, ossia fare una scommessa su di una partita di un'ora e mezza, come se il Poker avesse un buio prima della prima mano come unica puntata per tutta la partita. Senz'altro dà un senso al gioco, generalmente senso di nausea.
Ma non basta, magari si perde la prima occasione di giocarsi tutto subito, così il buon Stefan ne offre immediatamente un'altra, del mazzo di carte numerate utili per le aste di tutte la partita, è possibile pescarne una quantità a scelta ogni turno, tipo, per dire, tutte subito.
"Eccoti i soldi per il gelato bimbo, ma non spenderteli tutti eh.", adoro i giochi in cui è concesso ai giocatori di cannare tutta la paritata già dal primo turno, è come immaginare l'umanità dopo aver tolto i cartelli di avviso.

Quello che invece detesto è parlare di giochi in grado di suscitare meno emozioni di un "libro" di Moccia. Sarà perché si tratta di un gioco "poco", reso però ostico da scelte quasi imponderabili, quasi insensate, proprio come la roba di Moccia, che si ispirino entrambi al manifesto del movimento neo-merdaiolo? (con rispetto parlando, che invece Feld è pure un bravo ragazzo, a parte 'sta storia di fare giochi).

Comunque, per rientrare in tema, o meglio per far finta che il gioco ne abbia uno, in Strasbourg ogni turno preparerete una serie di puntate d'asta coperte che svelerete all'occorrenza, ossia quando vi serva puntare per piazzare un vostro omuncolo in uno dei pochi punti della città in cui guadagnare "prestigio". Cinque turni per ripetere l'operazione e sperare di sopravvivere. Una cosa difficile, soprattutto nella seconda parte.

Qualche piccolo extra si aggiunge alla base meccanica per giustificare la scatola grande: tasselli  e monetine per fingere risorse che ciclano poco o nulla, legnetti per dare qualche punto in più qua e là, tassellini per rinviare una puntata in asta. Il game designer nascosto in Feld esce a tratti con piccole perle di saggezza come "chi vince un'asta è primo in quella dopo", di questo passo entro un paio d'anni piazzerà un po' di deckbuilding. Al momento però siamo all'asta, e non chiederei di più, visto che quando ci ha provato è caduto in un Mancala che ancora stanno tentando di tirarlo fuori.

Se l'anonimato fosse disciplina olimpica Strasbourg se la vedrebbe per l'oro con quell'altro là, quello di coso.


Un grazie va ancora a Dalia che, preda dell'incoscenza giovanile ci ha assecondati nuovamente valorizzando Strasbourg oltre i suoi meriti (il che, nonostante l'impegno profuso, non era poi cosa difficile). Al ringraziamento la redazione aggiunge gli auguri per un compleanno irripetibile (a meno che non voglia compiere di nuovo 20 anni).

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