lunedì 19 settembre 2011

Kingsburg - il tunnel carpale del divertimento


Titolo: Kingsburg
Anno: 2007
Autore: Andrea Chiarvesio
               Luca Iennaco
Editore:  Stratelibri
Tipo: gioco di dadi
Genere: dadi gestionale
Tema: fantasy
Meccanica:  piazzamento lavoratori (dadi), gestione risorse.
Numero Giocatori: 2-5
Durata:  90-150
Difficoltà: 2/5
Dipendenza dalla lingua: nulla
Illustratore:  Mad4GameStyle

Kingsburg è stato definito “il Big Mac della produzione ludica” (da noi, ovviamente), una sorta di unità di misura del gusto e dei livelli di divertimento e aleatorietà.
Ora molti sosterranno che “il panino” sia ormai lo Steakhouse burger, e infatti Kingsburg (o Kingsburger, come potremmo chiamarlo) è del 2007, e nel frattempo sono accadute cose: Dixit ha vinto lo Spiel des Jahres (e nonostante ciò le persone ancora giocano), Wings of War ha cambiato nome e gli stessi Chiarvesio e Iennaco hanno realizzato un nuovo gioco.
Non stiamo quindi parlando di una novità, ma comunque di un gioco che prende una buona fetta di consensi (compresi quelli per passarlo allo “scaffale alto della libreria”) con la sua meccanica essenziale di “tira i dadi e usali per prendere cose”, unita alla sempreverde “usa le cose per costruire ottenendo bonus e punti”. E’ entrato nella lista dei classici come un SUV entrerebbe in un parcheggio per biciclette.
Andrea e Luca gli hanno affidato quel minimo di movimento necessario ai giocatori per essere distratti dall’essenzialità del resto: “tira un dadino bello di zio, guarda quanto hai fatto… bravo!”. A qualcuno basta, qualcuno chiede anche un Jenga per determinare l’ordine del turno, Kingsburg rimane punto di riferimento per determinare la distanza in termini di sollazzo.
Il numero limitato di spazi da occupare sul tabellone con i dadi, lanciati per ottenere risorse e poco altro, è anch’esso lo stretto necessario per instaurare un rapporto interattivo: un matrimonio a distanza condito da sesso telefonico. E anche questo aspetto a qualcuno basta, altri si stanno soffocando col filo del telefono, Kingsburg è un incontro a settimana in un motel a mezza via.
Tre dadi da sei, un lancio e talvolta un piccolo ritocco, “ehi Kennedy, che pensi di farci con quel buco in testa?”, e anche se talvolta riuscirete ad ottenere qualcosa di meglio grazie ad un minimo di spirito di osservazione, in generale il suggerimento dell’onesto Jim è “lancia 17 e godi” (le caselle non sono ovviamente equivalenti e, tanto per darsi un tono, la 17 pare più favorevole della 18). Qui a tirare la pietra miliare mi ci metto anch’io, che ‘stavolta questa non pone Kingsburg a metà strada tra la leggerezza di una dose di alea da far spavento alla “sorchetta” (sì, è un gioco e no, non è “quel” gioco) e quella presente in un partita a scacchi tra cyloni; non lo fa perché mentre la durata s’inclina verso i robotici scacchi il fattore C piega notevolmente verso quello necessario nel suddetto gioco di carte. Così alcuni cercano di ovviare lanciando i dadi molto velocemente, altri dandosi a Olympus, dei terzi giocando a Quarriors! (prima di iniziare a lanciare dadi velocemente).
Aspetto extra del gioco è la battaglia, una spada di Damocle sulla testa dei giocatori talmente classica che ormai Damocle ci tiene una copia di Kinsburg, extra perché non costringe i giocatori a confrontarsi e, preoccupazione a parte, è attaccata al gioco come Jessica Alba alla mia ironia. Le possibilità poi che questa incida sulla vostra partita sono pari a quelle di vedere uno struzzo allacciarsi i mocassini sul vostro pianerottolo.
Rimane che, piacente o meno, Kingsburg ricorra spesso nelle presentazioni di nuovi giochi di dadi, fornendo indicazioni, da acqua a fuochino, per triangolare la posizione del nuovo arrivato e collocarlo nell’indice di gradimento personale.
Più che un gioco uno strumento di misurazione.
 Per la grafica vale più o meno lo stesso, collocata proprio in modo che si sarebbe potuto fare di peggio (come abbiamo spesso visto) ma anche di meglio (sebbene non avrebbe avuto senso data la natura dell’integrazione quasi casuale tra grafica e meccanica).

PRO – semplice come un Kingsburg (1/3 di Agricola), divertente come un Kingsburg (il doppio di Small World).
CONTRO – casuale come un Kingsburg (circa tre Carcassonne), lungo come un Kingsburg (esattamente come I Pilastri della Terra), ingombrante come un Kingsburg (circa 2/3 di Dakota).
LA GUASTAFESTE DICE -  “17!”

NOTE – C'è un'indovinata espansione, quasi necessaria, che riduce un po’ l’alea della battaglia, arricchisce il panorama delle (non bilanciatissime) costruzioni e inserisce elementi casuali (sì ancora di più) come personaggi speciali ed eventi casuali (sì sì).
E’ disponibile una versione per i-phone, attesa (probabilmente in vano) quella per Android.

2 commenti:

  1. Nnnnooooooo!!! Volevo distruggerlo io!!! Maledetto caporeddatore capo!

    Pazienza, mi rimane Olympus.

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  2. Ma dài, ma con Andrea non c'è gusto (mentre Iennaco credo sia l'alter ego dello stesso), il fatto è che avevamo raggiunto quasi i 70 articoli senza un Chiarvesio originale, quindi mi sono sentito in obbligo. Però se ci tieni ti lascio Olympus che ha me non è neanche dispiaciuto in tutti i versi, quindi magari è meglio se lo fai tu.

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