mercoledì 3 luglio 2013

Giochi da tre soldi - My Dwarves Fly

Pur rispettando la tradizione del cosplay di presentazione,
questi titoli meritano comunque un trattamento ad hoc.
Il ritardo di questa settimana è giustificato da l'arrivo di una nuova firma su queste pagine e dalla nascita di una nuova rubrica dai toni... uguali, sempre di giochi si scherza. 
Per le altre forme di ritardo, invece, non possiamo farci nulla.

Non perdo tempo a presentarvi l'autore della nuova rubrica perché è tardi e, in somma, pure io c'ho le mie cosine da fare. Comunque è uno che ne sa. Credo. Uno di quelli segnati dagli spigoli delle scatole più inguardabili, un procacciatore di giochi brutti che nemmeno Tarzan coi turisti. Qualsiasi cosa ciò significhi.

La rubrica quindi tratterà di queste prede senza cacciatori, di giochi da quattro soldi che a quattro soldi non li prendeva nessuno e allora hanno finto dei saldi per darli via a tre.
E comunque rimangono lì, finché non arriva lui:


Il Signor Fustellato di Scarto

Volevo fare tutta un’introduzione sul significato delle recensioni e della critica in genere, ma mi sono annoiato da solo.

Invece di spiegare la filosofia di questa rubrica, mi limiterò quindi a citare una massima filosofica di gente non filosofa che conosco: “Pensavo fosse una merda, ma ci ho giocato comunque. Ed era una merda! Quindi non mi posso dire insoddisfatto, era esattamente quello che pensavo”.

Inizio quindi questa rubrica in medias res, così, anche solo per far vedere che cinque anni di latino alle superiori sono serviti a qualcosa.

My Dwarves Fly



Aspettative al momento dell’acquisto: che possa strappare una mezza risata, almeno in primo approccio. Che il gioco abbia pure una scarsa profondità ma una interazione “cattiva” alla Munchkin. Che, contrariamente a quest’ultimo, abbia una durata misericordiosamente limitata.

Risultato di tali aspettative: My Dwarves Fly è un Munchkin senza le carte divertenti. Ovvero, qualcosa di molto simile al nulla.

Ma analizziamolo, visto che non abbiamo niente di meglio da fare: l’idea è che delle creature di differenti razze si affrontino in battaglia tirando dadi per accaparrarsi dell’oro in palio. La somma dei risultati dei dadi è il punteggio di forza, chi ne ha di più vince. Attenzione però, non allontanatevi disgustati (non ancora almeno) pensando che sia un gioco in balia dell’aleatorietà! E’ infatti presente un semplice meccanismo che preserva chi fa schifo ai dadi: ogni tiro che ottiene 1 aggiunge un oro alla propria posta in palio. Vai così! In pratica, se fai schifo con i dadi almeno hai la possibilità di guadagnare più oro, che però non guadagnerai, in quanto hai fatto schifo con i dadi. Geniale.

Le creature sono piuttosto varie: c’è il mostro sgravo che tira cinque dadi e l’halfling che ne tira uno solo. Capire con quale pescata delle due si debba festeggiare è un esercizio che lasciamo ai lettori.

A parte irridere chi pesca halfling, il gioco mette in campo un’ulteriore meccanica: alcuni tipi di creature hanno in odio altre creature. Facendo un esempio grondante originalità, i nani odiano gli orchi. Se hai un qualsiasi numero di orchi in campo quando cali un nano, i tuoi orchi vengono cacciati da quest’ultimo tramite un duro post sul proprio blog seguito da un’accesa riunione in diretta streaming.
La regola rivoluzionaria è che, qualora il giocare un nuovo nano facesse salire a tre il numero globale di nani in gioco, allora la loro possente alleanza scaccerà tutti gli orchi di ogni giocatore e non solo i propri! Wow!

E cosa succederà mai se invece il giocare un nuovo nano facesse salire il loro numero totale a quattro?
Niente.
Presumibilmente superate le tre unità i nani si dividono in due movimenti in aperto contrasto sul come condurre la guerra agli orchi, di fatto paralizzando qualsiasi attività bellica, con gli orchi che intanto ringraziano ed aumentano di numero.

Fine satira sociale nascosta in un gioco da 5 euro. E pensare che stavo già rimpiangendo il mio acquisto.
Per il resto, la partita è composta dall’attesa di pescare le carte migliori, per poi sperare di ottenere risultati alti ai dadi e vincere qualche pezzo d’oro. Reiterare fino alla vittoria di qualcuno o finché qualcuno non pronuncia la sua safeword.



7 commenti:

  1. Io avrei sprecato (tanto, ormai...) due parole extra sugli autori (si, ci sono messi in due).

    Ad esempio, uno dei due, Sebastian Jakob (il gioco consiste nello scoprire qual è il nome), oltre a questo ha praticamente pubblicato solo un altro gioco che si chiama "Behind". "Dietro". Rendo?

    L'altro, Michael Palm, è l'autore del gioco di dadi di Bang!. Vedete, tutto torna?

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  2. "Jacob"? Quello della serie Lost? :o
    Truculento...

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  3. A scavare nella melma non ne esce nulla di buono...

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  4. Nuooo.O! Ce l'avevo!! ..o forse ce l'ho ancora? Nuoooo.O!
    Mai giocato perché non ho mai capito la meccanica dell'Odio razziale..

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    Risposte
    1. A volte non è facile per un autore far passare il messaggio...

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