martedì 4 giugno 2013

Sentinels of the Multiverse - chiudete il varco di Kickstarter

Ancora Massimiliano Pellegrini ci aiuta a
trovare un movente per scrivere di certi prodotti.
Questa volta è con l'espressione e la posa
di Giulia, che incarnano alla perfezione
il ritmo del gioco.
Titolo: Sentinels of the Multiverse
Anno: 2011
Autore: C. Badell
            P. Bender

            A. Rebottaro
Editore: Greater than Games, LLC
Tipo: gioco di carte
Genere: cooperativo
Tema: supereroi
Meccanica: annoiarsi
Giocatori: 2-5
Durata: 60' 
Difficoltà: 2/5
Dipendenza dalla lingua: completa, tanto da mettere in difficoltà persino gli autori, che non erano così preparati in materia.
Illustratori: A. Rebottaro (trivia: che succede quando un illustratore è anche autore?).
Gallery

[Il Puzzillo]


Se dovessi giudicare dalla qualità dei prodotti usciti fino ad oggi da Kickstarter direi che la situazione è peggiore di quella in cui si sono trovati gli Avengers nell'omonimo film, e Sentinels of the Multivers è senza dubbio più il qualcosa che esce dal grande buco che il qualcosa che tenta di contenerlo.

Gli autori, utilizzando il loro super potere di dilatare il tempo, hanno realizzato un gioco di supereroi con la fantasia di Nembo Kid: gioca una carta, usa un potere, pesca una carta. Una cosa veloce di quelle che vi fanno stupire che una vita umana possa durare tanto, quando in fondo voi stessi pensate che potrebbe andar bene così, che avete fatto abbastanza su questa terra, che è inutile continuare.
Sopravvivendo invece vi accorgerete che è sufficiente anche solo smettere di comprare roba toccata da Kickstarter.




Scopo del gioco? Per i giocatori sopravvivere, per i personaggi sconfiggere il cattivo di turno . Tutti insieme mettendoci ciascuno il suo, che è quello e basta. Ogni personaggio ha infatti un mazzo proprio costituito da carte specifiche che non brillano per versatilità, e la ripetitività dei turni è roba da giorno della marmotta, con momenti di esaltazione là dove si ha addirittura una scelta che non sia obbligata dalle circostanze.
Come collaborativo infatti il gioco si sviluppa per lo più intorno agli ostacoli pescati dal mazzo del cattivo di turno o da quello della location di riferimento, situazioni del genere "non puoi attaccare altre carte all'infuori di questa" riportano i giocatori a religiosi richiami di gioventù, lasciandoli esprimere con  più adulte religiose esclamazioni (o semplici intercalari se di origine veneta).

Non potendo contare sulla variabilità del comportamento degli avversari (in quanto collaborativo) né potendo controllare quello del "tabellone", il gioco rivela una solida struttura di sostenere qualsiasi prova.
O almeno questo devono essersi detti gli autori quando, a fronte delle libere combinazioni tra personaggi, numero di giocatori, tipo di mostri, location e ordine di uscita delle carte, hanno capito che non sarebbero mai riusciti a testare il gioco secondo quelli che dovrebbero essere gli standard fondamentali della produzione ludica.
Tipo giocarci prima di venderlo.

Perché preferirlo rispetto ad altri dello stesso genere?
Questa è la domanda che ogni game designer ed ogni editore si pongono dovrebbero porsi prima di dare alle stampe un prodotto. Nel caso di Sentinels of the Multiverse la risposta c'è. A differenza dei normali collaborativi, che sono praticamente dei solitari di comitato in cui gioca potrebbe giocare una persona sola, nel gioco del trio delle meraviglie dell'autoproduzione, si può tranquillamente arrivare a non aver bisogno nemmeno di un giocatore.
Sì, è il primo caso di gioco 0-5.

Ovviamente gli autori, editori e disegnatori, data la loro origine di esordienti non hanno voluto tirare troppo la corda rompendo le regole del mercato, hanno così evitato di calcare la mano su questo fondamentale aspetto del gioco. Ma la modestia in affari non paga, a differenza di Kickstarter che invece, a quanto pare, paga senza ritegno né vergogna.
Potere dell'anonimato.

Mi perdonerete se non aggiungo altro sul gioco che scimmiotta gli eroi dei fumetti con discutibile gusto, ma davvero non c'è altro da aggiungere: gioca quel che devi se puoi e pesca una carta. Le decisioni da prendere sono talmente ovvie che spesso non c'è nemmeno da parlare al tavolo.
Da rimarcare invece è la cura della parte editoriale, alcuni buchi di regolamento sono talmente imbarazzanti da far empatizzare il giocatore con la scatola, facendolo correre a nascondersi sotto al letto per ore. Che è comunque meglio che continuare a giocare.
Riuscire in ciò in un gioco con tre regole è un obiettivo che rende il gioco stesso uno elemento da galleria degli orrori della produzione, una di quelle opere che palesa tutte le caratteristiche del "gioco della vita" a cui fa riferimento il "buon" Valtriani in un articolo inconsuetamente severo su Gioconomicon, e al quale non aggiungerò nulla perché in fondo sono una brava persona.
Oppure perché sono pigro.

Data l'attenzione con cui è stato curato lo sviluppo del gioco non è difficile immaginare il fiume di espansioni ponderate secondo lo stesso crisma. Se state per esprimere il dubbio tranquilli, nessuna di queste tenterà di riparare il gioco.

Gioco che ha comunque i suoi pregi, ad esempio non l'ho comprato.




6 commenti:

  1. PSSST! Il gioco non è nato su Kickstarter. Ci hanno schiaffato sopra le espansioni. :)
    (a proposito di espansioni, quasi quasi ne pigghio una, và...)

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    1. Continuano ad uscire, ancora ed ancora... E' LUI che li partorisce.

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  2. Da annoverare tra i giochi della "vita" anche il più celebre hula hoop.
    Un gioco a cui, nonostante l'attuale concorrenza, quando si ha l'occasione si fa un giro volentieri.
    Espansioni: facilmente reperibili
    Scalabilità: da playtestare
    Longevità: dopo le prime partite si potrebbe volere avere un'altra vita per godere di tutte le sfaccettature strategiche.

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  3. Base Edition: SOLD OUT
    Enhanced Edition: SOLD OUT
    Voto su BGG: 7.72
    RANK su BGG: 111 (con a fianco SEASONS, DUNE, FLASH POINT, HIVE, ZOMBICIDE, KING OF TOKYO)

    Ho visto di peggio, anche da case più famose.

    Parlaci del tuo giochetto che non ha mai visto la luce, piuttosto...

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    1. Sold out è pure il ramen a Lucca e Porazzi ad Essen.
      Solo un'editore giudicherebbe la qualità di un gioco da una parola come "sold out" (magari anche un editore un po' superficiale).

      Se poi vogliamo parlare di voti su BGG, andiamo tranquilli: 7.16 per AstroNuts.
      Una garanzia.

      Anch'io ho visto di peggio anche da case più famose, fatti un giro sul ilpuzzillo.com.

      LOL.



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    2. Astronznuts è uscito da poco sul blog di Pinco e la recensione è una roba da piangere. Stanno pure perdendo tempo a parlarne, quando liquidare il gioco con "un rutto con consistenza solida" avrebbe molto più senso.
      Basta parlare dell'Autore dai.

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