lunedì 11 febbraio 2013

Eminent Domain - il domai del gioco

Immortalata da Massimiliano Pellegrini Lucrezia Neri dalla terra alla luna,
in proporzione un viaggio equivalente ad una partita ad ED: lungo, noioso
e terminante in un'asfissia.
Titolo: Eminent Domain
Anno: 2011
Autore: Seth Jaffee
Editore: Tasty Minstrel Games
Tipo: gioco di carte
Genere: deckbuilding, kickstarter
Tema: sci-fi
Meccanica: comprare le carte
Giocatori: 2-4 (ma va)
Durata: 50'-100'
Difficoltà: 3/5
Dipendenza dalla lingua: carte in lingua seppur lingua semplice.
Illustratori: sono otto, più o meno capaci. 
Gallery

[il Puzzillo]

Jaffee è un altro autore che ha pensato di poter fare meglio di Vaccarino con Dominion, idea arrogante, ma poi deve aver visto altri giochi del genere come Core Wolrds, Heroes of Graxia, Nightfall, Thunderstone, etc e altri prodotti di Vaccarino come Kingdom Builder e Nefarious.
A quel punto provarci è diventato lecito.

Nato da Kickstarter però ED* non fa nulla per nasconderlo, come se un ebreo andasse in giro mostrando la propria circoncisione.
All'apertura della scatola, la cui immagine di copertina già contravviene a tutti i dettami del mercato ludico, significando praticamente un serissimo nulla, si trovano una plancia di dubbio gusto, carte non esattamente di altissima qualità, fustelle che lasciano indifferenti e un sacchetto contenente un set di astronavine nere che invece attira decisamente l'attenzione, la stessa attenzione che avevano generato negli autori di Eclipse e in quelli di Galactic Emperor prima di loro. Il fascino del "cheap", in ogni senso.


Di autori professionisti ce ne sono pochi, e certamente Seth Jaffee non è uno di questi, ma di persone in grado di scrivere in maniera strutturata e comprensibile ce ne sono, e Seth Jaffee non è una di queste.
Il regolamento rientra decisamente nella categoria "scritti col culo", e nascondendo informazioni utili in parti sbagliate, mancando di descrizione di certi elementi, ordinando le azioni come i numeri nelle estrazioni del lotto e ritenendo superfluo indicare le diverse tipologie di uno stesso modello di carta, l'autore riesce a rendere quasi completamente inutilizzabile un prodotto non solo semplice, ma pure copiato da altri già in commercio.

Finito l'ostracizzato setup, in cui diventa difficile non solo capire a cosa servano le carte, ma persino quali siano e da quale lato vadano piazzate, ci si rende conto della ridottissima funzionalità della plancia centrale: è un display per cinque carte. Tutto il resto fuori, compresi gli altri mazzetti da cui draftare. Come organizzare un viaggio per dieci e presentarsi con una Smart.
Per i giocatori di ED il sistema è lo stesso, si attaccano. E trovano un modo per piazzare da qualche parte sul tavolo gli altri elementi, compresi tre mazzi contenenti gli sviluppi con cui condire la propria dote iniziale di carte. Dopo attenta lettura del regolamento, relativa pausa chiarificatrice, sorseggio di bevanda rigenerante, massaggio orientale, happy ending, serata di buon cinema e una sana dormita, si intuisce che quei mazzi vadano divisi a seconda delle tipologie di pianeta necessarie a sbloccare l'acquisto delle carte in essi contenute, ma anche come queste non vadano poste a display, né divise per livello, bensì lasciate nei mazzi che verranno di volta in volta presi e spulciati dai giocatori in cerca di qualcosa che possano acquisire.
Sarà per questo che l'autore consiglia di fare qualcosa come tre partite di tutorial, procedendo nell'aggiunta progressiva di carte in quei mazzi.
Tre partite prima di poter utilizzare a pieno il gioco.
Ragazzo ottimista.
Io punto su "due prima di rivenderlo".
Contagiato dall'ottimismo del ragazzo.

Con ancora una certa quantità di dubbi su gran parte del gioco si inizia provare, andando di intoppo in intoppo per capire le regole o completarne le parti mancanti. Così fino alle astronavi.
Un set, abbiamo detto. Un bel po' di piccoli caccia, disegnati anche sulle carte e quindi riconducibili a risorsa necessaria per la conquista dei pianeti scoperti, qualche cruiser e una manciata di dreadnought, con gli ultimi due menzionati sul regolamento di Galactic Emperor, molto meno su quello di Eminent Domain. Anzi mai.
Così, sapete, l'offerta era per il set completo, non avrebbero potuto nemmeno svuotare le bustine, o sfruttare i pezzi in eccesso in qualche modo assurdo, come ad esempio dire "la nave media vale tre, quella grande cinque", trattandosi né più né meno che di risorse. Sarebbe stato inelegante.

Dopo l'oretta d'intoppi iniziali, la ferrea volontà di chi vuol dimostrare di non aver speso dei soldi a caz*o di cane, porta i giocatori a provare un sistema piuttosto svelto, in cui ogni giocatore gioca una carta ricavandone un bonus proprio e prende una carta dalla plancia centrale per attivare un'azione che tutti i giocatori possono compiere (giocando le relative carte). Non esattamente intuitivo come sistema, considerando che per una cosa la carta si gioca, per l'altra si pesca, ma potendo giocarne altre in aggiunta, oppure dovendo giocarne altre in aggiunta, considerando il costo dell'obiettivo. In somma, di un'eleganza che avrebbero benissimo potuto mettere astronavi da un punto e tre quarti come punti vittoria dal valore di tre e un calzino spaiato.
Eppure, in questo modo, in teoria, i tempi morti si riducono di molto, mentre la contemporaneità di azioni come rileggere per la quinta volta il regolamento e il cercare di capire come si utilizzino vari parti del gioco, rendono l'esperienza decisamente attiva.

Ovviamente Jaffee non rinuncia alle caratteristiche principali di Dominion, come la nauseante ripetitività, arricchendole. Ad esempio amplificando la lunga fase iniziale e integrando uno sviluppo praticamente nullo, come se a Dominion ci volessero quattro quinti di partita per comprare un oro, con buona probabilità di vederlo poi sparire nel mazzo degli scarti, perdendone ogni traccia, per sempre.
"Vado solo a prendere le sigarette" aveva detto.



* ho utilizzato l'acronimo ED non perché Eminent Domain lo meriti, né perché lo giocherete o nominerete tanto spesso, bensì per pigrizia, o perché fa schifo anche solo a nominarlo, o entrambe.

6 commenti:

  1. Tutta invidia perché c'ho pure i pianeti bonus. :P

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  2. Si ma stringi stringi questa recensione è per il 90% una critica al regolamento scritto male... e le risorse in colori diversi di cui non frega niente a nessuno? e l'ennesima scatola sovradimensionata? Questo gioco è monco come pochi. Non è privo di una mano o di una gamba. E' una gamba priva di corpo. O un corpo privo di testa.
    Comunque è stata annunciata la prima espansione e io la comprerò a scatola chiusa!!! Perché questo gioco mi piace e anche tanto!!!

    Valerio

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  3. Direi proprio di no... il cedere implica l'aver quantomeno provato a resistere.... :(

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