giovedì 27 dicembre 2012

Puzzillo Marrone 2012

Disclaimer:
Questo articolo, scritto a quattro mani dal Puzzillo e da Mr. Black Pawn, rappresenta le opinioni personali di due imbecilli, le cui idee non dovrebbero essere tenute in considerazione da nessuno.

Speravamo che una fine del mondo Maya ci risparmiasse dalla scrittura di questo pezzo, lo speravamo davvero, e invece eccoci qui: nel caso prendetevela con i Maya, se ne trovate qualcuno ancora vivo.
In un anno in cui qualche gioco potrebbe aver dato l'erronea impressione d'essere passabile, vi presentiamo le peggiori produzioni ludiche del 2012, premiando quei titoli che partecipano alla promozione del gioco intelligente come la Lega partecipa alla promozione della Basilicata.
Dopo l'abbuffata di premi per Forgotten Planet, vincitore dell'anno scorso a fianco di Prestige (Puzzillo Marrone per l'Estetica) e a Lupin III (Puzzillo Marrone per la Meccanica), eccovi una nuova tornata di premi che non mancheranno di deliz farv nel senso di oh, fanculo.
Se li avete comprati, condoglianze.

Più o meno abbiamo voluto lasciare le categorie dello scorso anno, per darvi una sensazione di calda familiarità, la stessa che vi danno le linee delle mattonelle del pavimento mentre state seduti sulla tazza. Veniamo dunque ai nominati:


GRAN PUZZILLO MARRONE - nel corso dell'anno qualcuno produce un gioco che riesce ad assommare abbastanza difetti da scatenare facce contorte e silenzi imbarazzati con la sola pronuncia a mezza bocca.
Ecco a voi i nominati, che si sono distinti per meccaniche straviste e male amalgamate, partite piatte, bilanciamento a tratti inesistente, appeal generale di poco inferiore a quello di un'infezione intestinale.
Astronuts, di A. Porazzi, edito da "Mücke Spiele"
Il Gioco dei Telefilm di L. Borsa, edito da "Ghenos Games"
- Olympicards, di P. Mori, edito da "Giochi Uniti"

PUZZILLO MARRONE PER L'ESTETICA - quando il gioco finisce sullo scaffale a prendere polvere non tanto perché fa schifo a giocarci, ma perché vi vergognate di tirarlo fuori tanto è brutto a guardarsi.
Di tre, ne resterà soltanto uno.
Al Rashid di G. De Michele e P. Zizzi, edito da "Yemaia"
Astronuts, di A. Porazzi, edito da "Mücke Spiele"
- Olympicards, di P. Mori, edito da "Giochi Uniti"

PUZZILLO MARRONE PER LA MECCANICA - non vi chiediamo tanto, solo che non sia del tutto copiata, un po' ambientata o che almeno funzioni. Ma niente.
La Loire di E. Ornella per "Ricordati in che senso stavi girando"
Libertalia di P. Mori per "Il tie-breaker del numero in alto è il numero in basso."
- Samurai Sword di E. Sciarra  per "Se non hai carte, diventi Zenigata"

PUZZILLO MARRONE PER IL GIOCO STRANIERO - perché non è che all'estero se la passino poi tanto meglio.
Crazy Creatures of Dr. Doom di M. Schacht edito da White Goblin
Ambra di Tomasz Lewandowicz edito da Rebel.pl (Uplay.it)
- The Hobbit Card Game di M. Wallace, edito da Fantasy Flight (Giochi Uniti)

Ma, come da tradizione, prima dei vincitori annunciamo gli attesissimi Side Awards, ossia quei premi assegnati per cose che abbiamo ritenuto meritorie d'infamia senza per questo voler marchiare i giochi coinvolti con l'onta del Puzzillo Marrone.

Iniziamo con il Side Award per il Peggior Progetto Editoriale, che va con un plebiscito a Gladiatori, edito da Giochix, un gioco che punta tutto sul regolamento corposo e sulle splendide miniature, che la gente sta ancora aspettando. Pare che stiano lentamente arrivando a casa dei giocatori, con solo due mesi di ritardo, facendo comunque guadagnare a Gladiatori il premio per l'uscita più diluita della storia.




Quando un german game ha bisogno di un regolamento di 20 pagine, significa che stai dicendo quel che devi dire col quadruplo delle parole necessarie. Il Side Award per il Peggior Regolamento va ad Al Rashid, edito da Yemaia. Come se non bastasse l'uso di caratteri incomprensibili per i titoli, e l'indicare con orripilanti frecce rosse le zone dell'orripilante e confusa mappa, le regole presentano punti oscuri in quasi ogni parte, a partire dal setup, e continuando con gli effetti di alcune tessere, elementi che hanno portato al rilascio di FAQ quasi immediate. Bell'esordio.




Sogni e favole che s'intrecciano in un regno innevato sospeso in un mondo imprecisato che cambia col capriccio dei giocatori, alternando manicomi e lupi cattivi e fabbriche e piccole fiammiferaie spettrali: questi sono gli ingredienti che fanno sì che il Side Award per il Tema Più Difficile da Spiegare a Mia Nonna vada rapido e sicuro a Winter Tales, edito da Albe Pavo.





"Nel bosco c’è grande attività: il Re delle fate sta per tornare da un lungo viaggio e tutti vogliono riceverlo degnamente!" e lo faranno a suon di aste e collezione di set.

Ebbene sì, l'atteso Side Award per il Tema Che Non Ci Abbiamo Neanche Provato va di nuovo a Lo Scarabeo, che dopo Arcanum ci regala il glaciale Fairy Land, un gioco di Iennaco in cui fate e calcoli vi danzano intorno, tanto che vi pare davvero di essere lì che fate calcoli.




Il Side Award per il Gioco Nuovo Più Vecchio va a un gioco che conquista il premio battendo di due anni Wings of War Glory. Non sono necessari commenti: prendete Bang!, cambiate due cose (in peggio), provate a svecchiare il regolamento senza riuscirci realmente, ed eccovi il vincitore: Samurai Sword, edito da Da Vinci.





Anni di attesa trepidante culminati in pochi giorni di pfui. Il Side Award per l'Hype Finito Male va, addirittura con una punta di malinconia anche da parte nostra, a Libertalia, prima produzione originale di Asterion Press, che finisce snobbata anche da quella buffonata che sono i Best of Show.





E proprio il premio lucchese introduce due nuovi premi, così, tanto per esagerare senza un motivo.


Il Premio Speciale per l'Espressione sul Palco dei Best of Show va a Federico Dumas per la faccia che ha sfoggiato all'annuncio che l'inutile Fotosafari aveva vinto il premio per il gioco di carte con la motivazione che "dai e dai, a fare le bizze qualcosa si ottiene". Geni.



Il Premio Speciale alla Memoria invece lo consegnamo a un autore che da anni ci regala nulla di nuovo: Andrea Angiolino. Potevamo darlo a Sciarra, ma nel caso di Andrea c'è un bonus: dandogli un premio alla memoria, lo costringiamo a cambiare l'ironica firma che usa sulla Tana dei Goblin.



Ed eccoci al gran finale.


E' con un filo di emozione che conferiamo il PUZZILLO MARRONE PER L'ESTETICA a un gioco che ci stupisce fin dalla copertina per anatomie incerte e colli sballati, abbagliandoci poi con sfondi piatti (alcuni con involontari richiami fallici) e illustrazioni fatte in fretta e male. Avrete già capito di chi parliamo: il premio va a Olympicards, di Paolo Mori, edito da "Giochi Uniti". Meno male che le Olimpiadi sono ogni quattro anni.

Il PUZZILLO MARRONE PER LA MECCANICA non può che andare ad una regola pensata per il bilanciamento che spinge verso uno stravolgimento del gameplay che fa sì che una posizione di totale inattività risulti essere una valida alternativa a, per esempio, giocare. E dunque visto che "Se non hai carte, diventi Zenigata", e quindi sparisci dal tavolo per una quindicina di minuti, ecco che il premio va a Samurai Sword di Emiliano Sciarra, che, sinceramente, preferiamo inattivo.

Il Puzzillo in persona conduce una spietata crociata personale contro questo insulto al giocatore. Il PUZZILLO MARRONE PER IL GIOCO STRANIERO viene consegnato con uno scroscio di sputi a The Hobbit Card Game di M. Wallace, un po' per la grafica inguardabile, un po' per il plagio della briscola, un po' perché supera davvero il limite del buongusto e del consentito, anche a un gioco dimmerda.







Siamo all'ultimo premio, il meno ambito, il meno applaudito, il meno richiesto.


Ma quello che, ovviamente, ci fa più piacere consegnare.

Forse basterebbe il fatto che il gioco è riassumibile in "tira un dado e succedono cose", e che quando dovete scegliere qualcosa la scelta è ovvia o inutile; o che anche se i dadi da tirare sono due l'autor l'editore decide di metterne nella scatola solo uno, per aiutare il giocatore a non sbagliarsi, dimenticando che esiste la possibilità di usare colori diversi. Ma per sicurezza, si è anche scelto di redigere un regolamento inglese che usa espressioni e sintassi italiane, una cifra stilistica che l'editore sembra aver preso pari pari dall'autore, tanto da far quasi dubitare dell'esistenza di un editing. Aggiungiamo una grafica e delle illustrazioni al passo coi tempi appena vent'anni fa, materiali dai colori improbabili, con pedine minuscole, ed eccovi servito il GRAN PUZZILLO MARRONE, ossia

Astronuts, di A. Porazzi, edito da "Mücke Spiele"

che si becca anche il Premio Speciale per il Nome del Cazzo, dato che né l'autore né l'editore si sono resi conto che "nuts" significa anche "coglioni". A meno che il nome "palle astrali" sia un auto-omaggio dell'autore a quello che scrive nei suoi fotoreport: in questo caso gli porgiamo le nostre scuse e gli offriamo imperitura stima per la faccia di bronzo epica.

Si sente parecchio la mancanza di roba nuova da parte di case come il Barone, District Games, Winterlair e simili, così come la mancanza dei millantati e minacciati kickstarter\indiegogo\ulule italiani, il che, ci spiace dirlo, o anche no, fa bene al settore. Se la scomparsa di produzioni semi amatoriali e il rialzo complessivo della qualità siano o no collegate, lo lasciamo decidere a voi.

In somma, se avete iniziato a leggere questo articolo vuol dire che il mondo non è finito, e se siete arrivati fin qui ne sarete anche un po' dispiaciuti. C'è però un pensiero positivo nella fine di quest'anno ludico, la sensazione che ci sia un'animo di ricerca da parte di autori ed editori verso l'innovazione del divertimento, verso la fusione del design videoludico e quello del boardgame, una innata domanda di rivoluzione che passa dai più semplici elementi dell'intrattenimento intelligente, una domanda la cui risposta molti sono convinti si trovi a portata di mano.
Ecco, bell'idea, magari iniziare eh.



5 commenti:

  1. Essendo di avi genovesi, non regalo nulla. Né di vecchio né di nuovo... Ma ringrazio del premio, di qualunque colore esso sia. Non sono razzista.

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    1. Eh va bene, è giunto il messaggio, ci adopereremo per realizzare una copia da consegnare.

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  2. Davvero Gauntlet of Fools nemmeno una nomination? Io tifavo per lui.

    Per il resto sono riuscito ad evitare la maggior parte di questi giochi. Abilità o fortuna?

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    1. Lo so, è stato un dispiacere, come già lo scorso anno l'eliminazione di un demeritevolissimo Artus, ma la concorrenza anche fuori dai patrii confini è davvero serrata.

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  3. Vero. Doveva vincere almeno nella categoria "Peggior gioco che te c'ha fatto crede".

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