lunedì 22 ottobre 2012

Essen 2012 - sorpresa o ripresa?

Chiusa Essen 2012, rimane aperto il caso.

A fondo di quella che sembrava una parabola discendente, arrivano i 30 anni di Essen, un po' a cavallo tra il canto del cigno e il grufolìo del maiale.

Dopo l'avvilente esperienza dello scorso anno, che ha visto uscire praticamente nulla con uno Spiel des jahres consegnato a un sussulto intestinale,  qualcuno deve aver lasciato una finestra aperta, così che un po' di colore e qualche idea s'intrufolassero ad insaputa degli organizzatori.
A discolpa degli stessi c'è da dire che, negli anni in cui li abbiamo visti agire, quasi mai sono intervenuti di propria mano per agghindare l'evento, lasciando sempre libera iniziativa agli espositori. Spesso sbagliando.
Così il senso della meraviglia si era andato perdendo come la voglia di giocare ancora una partita ad Agricola, e la fiera si consumava come si consuma un gioco senza alea.

Poi arrivano i trent'anni Essen e qualcosa cambia, che sia un'inversione di tendenza? O solo uno scatto d'orgoglio?

Intanto le novità notevoli, di quelle che che ci toccherà giocare per vedere se si siano trovati davvero nuovi difetti o siano soltanto un esercizio di applicazione differenziata, sono state una quantità tale che ci sono voluti tre giorni per depennarle tutte dalla dalla lista degli acquisti possibili.
Sarà stato per l'avvento del colore sui tavoli, grande vera novità 2012, o per l'apparizione dei prodotti provenienti da Kickstarter, escluse un paio d'eccezioni per lo più inadeguati, o per l'efficacia dell'anno sabbatico che l'ingegno ludico sembra essersi preso nel 2011, fatto sta che di cose da vedere ce n'erano tante da dover far ricorso ad abbondanti dosi di antiemetici, considerata la quantità di volte che, senza troppi indizi, capitava di finire ai tavoli "sbagliati".

Il quadro che ne esce della proposta ludica è un persistenza del german game con evidente voglia di rinascita, rinascita che sarà presto introdotta da Godot. La quantità di "tedeschi" presentati era paragonabile solo alla loro somiglianza, se si trattasse di una famiglia comincerei a stare attento agli intrecci genetici dei cromosomi comuni. Anche perché, con intrecci così stretti, i primi effetti dei rapporti consanguinei cominciano a dare mostra di sé.
Altra macro categoria di questo Interntionale spieltage è stata quella dei "titoli stronzi", una serie di gioielli del marketing in grado di rimettere in discussione parole come "leggere" e "pensare". Da Tzolk'in a Ginkgopolis per le parole e da Al Rashid a Ragami per la grafica, una serie di titoli impronunciabili e/o illegibili salvati dall'estrema passione del popolo di giocatori, pronti a sopportare di tutto in nome del buon giocare, generalmente continuando a sopportare.

C'è stata poi una fortissima presenza italiana. Per meglio dire molti nomi italiani e meno d'italiano, una gran quantità di titoli realizzati da autori italiani di cui dalle nostre parti sa poco o nulla, qualcosa che basta a sfuggire dalle grinfie di un mercato nazionale con più problemi di Michael Jackson, ma non dal nostro amore per i prodotti casalinghi; una quantità di cervelli in fuga che al momento hanno dimostrato almeno l'intelligenza di capire con chi non trattare, da Luciani a Rossi, da Tascini a Lavezzi a Ornella... ah già, di Ornella sappiamo, sappiamo che il suo unico legame con la terra natia è il nome che sta cercando di cambiare in qualcosa di meno italico, e sappiamo che ha portato il suo La Loire, un gioco che rispecchia pienamente lo stile dell'autore deitalianizzato per eccellenza, un gioco meccanicamente cadenzato dal tic-tac di un orologio svizzero, altrettanto preciso, altrettanto divertente, con l'unica variante che 'stavolta ha tolto dal gesso il gioco vestendolo con la stessa eleganza di Lady Gaga.

Categoria Italia, dunque. come per la frutta al mercato, e come al mercato al progredire delle ore troviamo le valutazioni più oneste dei prodotti, quelle che avvicinano il valore effettivo al valore percepito, una roba che ti fa trovare Angiolino a 20 euro, Cioni a 5 e Mura e Colovini a 2,5. Non esattamente un'onorificenza alla bandiera, ma almeno ci saranno tanti giochi italiani nelle case tedesche.

Tra gli stand si distinguono a malapena gli editori e gli autori che ci provano ancora da quelli che non ci provano nemmeno più, uno è il caso di Vaccarino, che dopo l'exploit di Dominion, si presta a gettone senza chiedere probabilmente nemmeno di che si tratti, allo stesso modo degli editori che ne ricercano l'opera, così, dopo Kingdom Builder, si presenta con un Gauntlet of Fools, una cosa da tener lontani i procioni, un gioco "tipo Munchkin ma senza la parte divertente", "ma Munchkin non ha una parte diver... oh.".



Ci prova forse un pochino di più la Iello, che porta Gardfield a realizzare carte personalizzate per i giocatori di King of Tokyo, un gioco di per sé imbarazzante, ma che porta lo spirito che quel ragazzaccio sa appartenere alla nostra generazione, cosa che si evince chiaramente dalla scelta della moglie.

Ci riesce senza provarci la Queen Games che allestisce stand meraviglia riuscendo a far passare per giochi delle robe che l'anno successivo vende come fermaporta al quintale. Quest'anno è il turno di Escape, un collaborativo di dadi a tempo, il cui scopo è quello di terminare la partita prima che le maracas del cd allegato portino i giocatori alla pazzia. Ovviamente presentato già con un paio di espansioni all'interno della scatola più una scatola con un paio d'espansioni per espandere le espansioni espandenti la scatola. Per venire in contro alle facoltà mentali dei giocatori di Escape.

Non ci prova più Wallace, auto-produttore di punta, che in punta alla sua auto-produzione ha posto una brutta copia di Cluedo, barcamenandosi tra licenze varie come Doctor Who e Discworld. Proprio quel che gli riesce meglio, ambientare i giochi. Senza grafica.

Non ci prova più tanto nemmeno Friese che, costretto anch'egli alla propria attività auto-produttiva, gioca al dottor Frankenstein copiando pezzi di giochi altrui e rimontandoli a nome proprio, intitolando il lavoro Copycat, con un'ironia così strozzata che nemmeno il nostro White Bishop.

Lo stesso fa Knizia, ma direttamente con i propri giochi. Abbiamo così visto il suo cravattino entrare e uscire da tutte le stanzette dei vari editori, con il nuovo Kingdoms sotto braccio.

Zizzi, non che c'entri qualcosa, si prezzemola come nemmeno il Chiarvesio dei tempi migliori, intanto piazza progetti su progetti, tanto da farci sospettare una parte attiva nella fuga di autori all'estero.


Dei molti editori italiani che comunque si sono presentati in fiera, una buona parte si è finta uomini d'affari, rinunciando allo stand forse più per evitare di rovinare la copertura che per reale mancanza d'interesse, fatto sta che, se proprio non vedremo molti prodotti italiani esportati, certamente vedremo molti prodotti stranieri arrivare in italiano. Ne sanno qualcosa alla Asterion, che dopo i tentativi di produzione propria, marcano nuovamente il territorio nel campo delle importazioni importanti. Importanti almeno per loro.


E' mancato invece Angelo Porazzi, rimpiazzato dai figli di Kickstarter, degni eredi di una qualità editoriale ormai famosa, stiamo parlando forse del primo vero indizio di un nuovo corso della fiera, tanto che pare addirittura che lo stesso polo fieristico, per epurare ogni residuo, verrà completamente abbattuto e ricostruito.
Per allora speriamo di riuscire a fare lo stesso con la qualità produttiva, noi, ce la mettiamo tutta.

Nelle prossime settimane, resistendo all'orrido, cercheremo di parlare di qualcuno dei titoli più interessanti, psicoterapeuticamente parlando.




8 commenti:

  1. Parlando di cose serie, invece, mi sai dire il nome del titolo con le miniature bellissime di gui hai postato la foto in apertura dell'articolo? Ché dovrei vedere se è papabile per giocarci con la figlia.
    Grazie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esattamente come dice il buon Silvano, Dofus Arena, la pucciosità al potere.

      Il gioco lo proveremo meglio nelle prossime settimane, con il suo stile un po' videogiocoso e le sue carte in francese...

      Elimina
    2. fra carineria e nazionalità il livello di non-eterosessualità è oltre il consentito... m'è bastato quel cesso di SDE. passo.

      Elimina
  2. x Kobayashi: ho cercato su BGG i giochi che iniziano con "KR" come si vede nel poster sullo sfondo e ho trovato il gioco (che in inglese ha un altro nome):

    http://www.boardgamegeek.com/boardgame/112138/dofus-arena

    Non scommetterei sul fatto che sia un buon gioco, ma in effetti come soprammobile è maraviglioso.

    RispondiElimina
  3. Tradotto: come Dancing Dice, ma senza la scommessa e il soprammobile.
    Pare una specie di Super Dungeon Explore, se è al pari del collega della sodapop sarebbe il caso di abbattere gli autori (non a caso tenuti anonimi dall'editore) prima che sia troppo tardi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a tutti e due! Pedone, 'un te preoccupà, per una tappetta di 6 anni andrebbe bene anche se sopra ci fossero i minipony (anzi, forse sarebbe anche meglio...anzi, probabilmente non solo per le tappette di 6 anni, dannati bronies maniaci O_o)

      Elimina
  4. Non sapevo avessero fatto il gioco di Dofus. Il cartone è orribile ma ha un buon chara, a riprova della natura beffarda del gioco da tavolo, leggi carini i pupini, auguri per il regolamento, se incontri il divertimento per strada mi fai un fischio.

    Non mi aspettavo tanto positivismo, aspetto con ansia (si fa per scrivere) le anteprime.

    RispondiElimina
  5. Pensa te, se tu non avessi detto "non sapevo avessero fatto il gioco di Dofus" non avrei googlato il nome e vivrei ancora senza sapere che è tratto da un MMORPG. Sarà l'effetto Super Dungeon Explore, ma a me 'sti cosi puccettolosi coi nomi insignificanti (ner senso che non significano) e fatti da gente che manco sa cos'è un gioco vero mi stanno abbastanza sulle palle, vendono per i pupazzetti alle femmine-femmine e alle femmine-maschio (o maschi-femmina, fate voi).

    RispondiElimina

Il sistema ci mostra il tuo IP, pensaci quando ti viene in mente di offendere qualcuno o infrangere qualche legge.