mercoledì 4 luglio 2012

La Piccola Editoria degli Orrori


di Mr. Black Pawn

È in momenti come questo, quando il caldo ti appiccica l'interno coscia al pantalone e i puzzilli ti lasciano la vernice sulle dita, che ringrazio il Diavolo di non avere né le cosce, né le dita.

D'estate il panorama ludico langue, ebbro dei flop invernali, nell'attesa di successi annunciati come Grimoi Limerda il gioco nuovo di Paolo Mori, o i nuovi giochi(x) Muner Gladiatori e Sereniss The Doge Ship, e  o Pecore al Pa Sheepland, l'ennesimo gioco fuffa della Cranio.

Ma se da un lato l'editoria classica ci lascia come sempre indifferenti e infastiditi con il solito sciattume, ecco che fioriscono nuove e bellissime realtà editoriali, che si lanciano come kamikaze nel mondo ludico e, come fuochi d'artificio, esplodono in uno scoppiettio di fallimenti, non prima di aver rubato al settore abbastanza vendite da precludere ogni tipo di crescita.
Questo articolo volevano scriverlo il Puzzillo e il Ludologo, a quattro mani, ma Diavolo, no.
Non ci si può permettere alcuna pietà con queste piccole e nocive realtà.
Calci nei denti, e via.

Ed è d'estate che, vuoi il caldo che dà un po' alla testa, vuoi che non c'è un cazzo da fare, vuoi che se chiediamo a papà due soldi ce li sgancia, ecco è d'estate che prendono forma i migliori progetti editoriali, quelli fatti da completi sconosciuti, ragazzi pieni d'entusiasmo e provvisti di nessunissima competenza, che conoscono pochi giochi, che non conoscono la differenza fra EG, MB e GiG, e che nella sciagurata ipotesi in cui andranno in porto immetteranno sul mercato una siringata di mer dimme di merda. Oh, se è merda è merda, eccheddiavolo.

Ci sono i classici progetti goblinoidi, fatti da goblin, che parlano di goblin, con una professionalità da goblin, costituiti da due regole in croce, due illustrazioni approssimative, e tante tante tante risate (gli autori proprio non riescono a smettere).
Ci sono i tre-quattro fanfalucchi che "dai, rifamo Heroquest, non c'ha mai pensato nessuno, v'oo famo vede noi come si fa un ggioco!". Ceeeerto. Sono qui che aspetto.
Oppure lo strizzapalle dell'estate, WarAge, vecchia conoscenza mutatasi in spam allo stato ludico, che ha invaso ogni buco possibile con recensioni, promozioni, tornei, pur essendo un gioco che, fra originalità e gameplay, nel senso del bilanciamento, ma anche, a volte, ho perso il filo. L'ho provato, l'ho riprovato: è riprovevole.

Non ti puoi distrarre un attimo. Se da un lato l'Area Autoporazzone si sta spegnendo lentamente, con una serie di photoreport che, fra immagini riciclate, parole trite e ritrite e un Ideatore e Coordinatore bollito che ormai fa vedere solo i giochi suoi non ci regala più le perle della passata Lucca Comics & Games, dall'altro spuntano come funghi piccoli editorini che sembrano avere tutta l'intenzione di riportare in auge titoli ormai dimenticati come El Grande, obsoleto e polveroso gioco di maggioranze, oltretutto già posseduto da ogni gamer che si fregi di questo nome, oppure che affermano di avere "sette-otto prototipi in visione" o "una linea editoriale che spazia dal family all'hardcore", manco fossero distributori di film porno o i tizi de Il Barone Games.

E mentre le principali capocciate giornalistiche ci asfissiano i testicoli con le consuete recensioni atte a saggiare il tasso d'acidità del sudore depositato fra le chiappe di Giochi Uniti e Asterion, si profila all'orizzonte la minaccia di Nerd Italiano e del suo gioco collettivo, basato sul principio che, Diavolo, se mille scimmie, per mille anni scrivessero a caso su mille macchine da scrivere, con una media di mille caratteri all’ora probabilmente sarebbero in grado di riscrivere l’intera opera di Shakespeare, allora se mille nerd, su mille computer, per mille giorni scrivono mille regole, probabilmente l'odore d'ascella diventerà presto insostenibile.
Non so bene cosa ho detto, ma tenete presente che manco loro hanno ancora capito cosa stanno facendo.

Il problema è che il gioco indie di solito nasce quando un autore ha un'idea fighissima ma poco commerciale. Allora, dopo una mole di playtest che il tipico gioco Fantasy Flight in realtà se la sogna, perché l'autore ci crede veramente, parte il P500, il mega-autoprodotto, il kickstarter coi controcazzi.
Tipici gioconi da gamers, quei giochi che a confronto Caylus è la casa delle Barbie, che non rubano grosse fette di mercato e che, pur non essendo esenti da pecche, fanno comunque contenti alcuni giocatori.
In Italia no. In Italia non si pubblica "il gioco dei tuoi sogni", si pubblica il giochino di cartine di merdina che tenuto in cantina, per tirare su due soldini divertendosi (e sommergendo il mercato di cazzate inutili, quando c'è già Asterion che basta e avanza, visto che spara un Time's Up ogni due Dixit). E così siamo soffocati di Goblin Fever, Hug Me, Tu Quoqui?, Socc'mel e Ninja Shadow Forged, e se guardiamo bene chi li fa lo fa per hobby, o è sparito, o fallito. E intanto ha rubato "aria" a un mercato già asfissiato.

Ora, io sono l'ultimo a poter parlare di professionismo e professionisti, ma essendo un giocatore valuto il prodotto finito, quella fottuta scatola di cartone (spesso scadente) che finisce sul mio tavolo.
Ma se dall'editoria "vera" ogni tanto qualcosa di giocabile, seppur in modo situazionale, arriva (per quanto i giochi, soprattutto in Italia, siano spesso fatti coi pie col culo), da un piccolo autoproduttore, o un neonato minieditore, o un second-job-publisher, mi aspetto solo cacca secca. Che arriva, puntuale come il canone rai, portando con sé altrettanto divertimento.
Se fate la lista di tutte le piccole-auto-scazzo-produzioni degli ultimi 5 anni, per capirsi quelle senza una ditta con un fatturato annuo decente, e quindi in grado di investire sui propri prodotti, noterete come si tratti 9 volte su 10 di roba inutile, non testata, scontata, frettolosa, ingiocabile, volgare, già vista, sbilanciata, inguardabile, dozzinale, una merda (barrare dalle tre alle cinque caselle, a scelta).

Certo, poi ci sarebbe da parlare di chi invece sforna professionalmente prodotti pessimi, stampati male, coi pezzi fallati, che stampa in Cina anche i biglietti da visita e localizza in inglese (o fa tradurre da google). Ma questa seconda parte la lascio davvero al Puzzillo, che io me ne vado in ferie.
A giocare, finalmente a qualcosa di divertente, tipo a beach volley.

Buone vacanze, miei piccoli lettori, e inaciditevi al posto mio tirando dadi dentro bussolotti d'afa.


17 commenti:

  1. Proud to be lo strizzapalle dell'estate! :) Rispetto, caro Puzzillo, rispetto per il tuo favellar violento e crudo.

    RispondiElimina
  2. "...noterete come si tratti 9 volte su 10 di roba inutile, non..."
    Allora uno che si salva c'è! Vogliamo i nomi! :)

    RispondiElimina
  3. Indizio: non è warage, gioco che avrebbe avuto bisogno in fase di creazione della stessa costanza e passione dimostrata in quella di promozione. Ma, lo so, non si può avere tutto, sarebbe eccessivo pretendere sia la pubblicità che il gioco

    RispondiElimina
  4. Ma perché giocare a Warage, e avere un titolo che con 70 euro ti diverti, quando puoi regalare un po' di denari alla Mitica Giochi Uniti che porta in Italia meraviglie come Warhammer Invasion? (edito da FF di cui parleremo un'altra volta).

    Come paventato dal BP spero davvero che District Games tolga un po' di mercato a questi "professionisti" dell'editoria, che edizione dopo edizione dimostrano un rispetto pari a zero per i clienti.

    Non fosse altro che in questo mercato italiano di taglia borse e ti prodotti scadenti, preferisco sostenere ragazzi intraprendenti che non faccendieri e mercatali (i professionisti).

    Save the Last Game

    RispondiElimina
  5. Colpa dei giocatori che non riescono a trattenersi dall'acquistare giochi brutti. Ieri degli amici sbavavano davanti ad una scatola di monopoly riambientata su World of Warcraft ... ovvero se i giocatori vogliono merda, i produttori devono produrre merda!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sante parole Max... Sob.. :-(

      Elimina
    2. Senza Monopoly oggi sareste qui a tirarvi solo seghe.

      Elimina
  6. sono molto felice che la mia presenza sulla rete abbia generato una cotanta frase elaborata e allo stesso tempo incomprensibile per lo stesso scrittore. Detto questo la mia risposta sarà solare perché normalmente non mi perdo nessun vostro articolo e da adesso in poi non accadrà comunque. (Anzi)
    Ma se un sacco di persone che pensano alle regole dei propri giochi, da voi vengono stroncate, perché dovrei pensare che la mia stupida idea, per ora incomprensibile, non possa generare un gioco migliore?
    Questa mia frase non vuole peccare di superbia ma approfittare degli studi statistici che potrebbero darmi ragione e forse il Puzzillo non farà la recensione del nostro gioco perché per una volta potrebbe divertirsi... sarebbe veramente fantastico. no? oltretutto non si chiama progetto UTOPIA per nulla o forse non aspettavo altro che una vostra frase del mio progetto sul vostro blog... ;) buona continuazione.

    RispondiElimina
  7. Dunque:

    Pietro e Gilberto, sottolineo che, per quanto talvolta ne condivida le opinioni, Black Pawn non è il Puzzillo.

    Premesso questo, non sono convinto di condividere il ragionamento per il quale i piccoli editori, impreparati, hobbisti, cialtroni, fanatici, incapaci o quant'altro, siano per forza un male per il mercato. Che se basta veramente un Ninja Shadow Forged a far traballare i professionisti, allora che se li portino all'inferno tutti.
    Nella speranza che dalle ceneri di un'editoria fallata rinasca qualcosa di solido e qualitativamente valido.

    Non concordo nemmeno con il buon Save the Last Game: non voglio sostenere una zozzeria per dare addosso a un'altra. Vorrei che non ci fossero proprio zozzerie.

    E no Max, nemmeno questo va bene: che la gente compra quello che c'è, e la gente compra merda perché gli editori producono merda. In un mercato sano il prodotto di qualità ha la meglio (a meno che non parliamo di costi in periodo di crisi). Certo il "mercato sano" prevede dei protagonisti imprenditorialmente capaci, oltre che un pubblico informato. e per "capaci" non intendo solo "di far cassa", che a spremere limoni alla fine non rimangono che cocce.

    Gilbe', come dice poc'anzi, ci si auspica la riduzione all'osso della produzione di zozzerie. Io vi (e mi) auguro che stiate tirando su un capolavoro. Ricordati solo, qualsiasi cosa accada, prima di darlo alle stampe, specchiati un minuto, e pensa a me!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. questo contaci... anzi ti chiamo per farne un play test di quelli seri... ;)

      Elimina
    2. Bhe ... in un mercato sano avremmo sullo scaffale giochi buoni. Se non c'è, quegli inguaribili ottimisti che come me si ostinano a comprare, si trovano in mano sempre delle delusioni (non sempre come dite voi ... ma magari io sono di bocca buona oppure sono "figlio" di questo mercato malato).
      Ma credo che stiamo sostenendo lo stesso concetto.

      Ma della Lisciani non dici mai nulla?

      Elimina
  8. E' vero che sul "Puzzillo" non si devono fare discorsi seri, ma siccome è l'unico posto dove si legge qualche commento intelligente provo a sviscerare il concetto prima evidenziato, parliamo di Warage:

    la confezione è pregevole, le carte sono di ottima fattura, i disegni sono ben realizzati, il regolamento è scritto chiaramente, l'impianto grafico decisamente professionale. (non entro nel design del gioco)
    Possiamo "oggettivamente" affermare che il titolo non sfigura su uno scaffale al fianco di altri living cards game?

    Certo.

    La presentazione alle fiere è stato ben curato, District Games ha pronta già la prossima espansione, possiamo parlare quindi di un progetto editoriale valido?

    Probabile.

    Tutto questo è per differenziare Warage da altre "cose" di grandi, piccole o sconosciute case editrici che si sono viste negli ultimi anni. (e il Puzzillo Marrone ci riassume perfettamente la situazione)

    Quanto tempo hai dedicato a visionare le meccaniche di warage? hai letto tutte le carte, hai valutato le varie combinazioni che si possono ottenere, hai disputato più partite, con persone diverse e mazzi studiati?

    Il metagame è già visto?

    ricalca l'impianto di altri giochi collezionabili è vero.

    Tutte queste domande portano ad una conclusione: warage è un prodotto onesto venduto ad una cifra onesta, che vale la pena esplorare, che può piacere a molti e soprattutto che è superiore, sotto molti punti di vista, a molte produzioni assai ben più titolate di editori esteri e distribuiti a casaccio in Italia.

    Non è sicuramente una zozzeria, e mi ripeto, se vogliamo fare crescere non solo l'editoria italiana ma anche le imprese, è doveroso non etichettare dei prodotti onesti dopo uno sguardo sarcastico come "sto gioco di merda", ma utilizzarlo come esempio come in passato abbiamo già fatto con i Crani e il loro Horse Fever (poi va bè è uscito il bananozzo e sappiamo come è finita)

    Ok, la finisco qui. Fischi e bordate cadano su di me.

    Save the Last Game!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai assolutamente ragione di vederla così.

      In realtà, vista dal mio malsano angolo di scocciato cinismo, ti dico che nel momento in cui War Age raggiungesse prodotti "di ditte più titolate" non sarebbe comunque al riparo dai suoi difetti ludici ed editoriali. Sopratutto perché nel momento in cui la situazione in Italia va dal semiprofessionismo in giù (che ne abbiamo da dire anche ai "grandi" editori italiani), dire che si è al livello dei migliori non è certo garanzia di qualità.

      Save, detto fra noi, conoscendo i giochi e la loro storia (almeno la più recente), sapendo di Magic, Yu-Gi-Oh! e Pakemon, unici sopravvissuti (e un paio di questi neanche troppo bene) all'era dei collezionabili, te ne saresti uscito con un clone di Magic 15 dopo il suo avvento? Mentre Magic stesso è praticamente l'unico ancora in salute e che domina il mercato?
      Davvero avresti pensato di poter conquistare il mercato?
      Anche sapendo che altri, e con ben altre capacità avevano fallito nel tentativo? E parliamo di brand del calibro di World of Warcraft.

      Scoprendo ciò, che giustamente un editore di giochi mica può saperle PRIMA 'ste cose (ci mancherebbe che uno si mettesse a fare l'editore conoscendo il mercato ludico), ripiegheresti giustamente su di un formato Living giacché ormai il prodotto l'hai stampato, ignorando a quel punto i vari Living già esistenti come Il Trono di Spade e Warhammer, anche se, chissà come, potrebbero avere una marcia in più sullo scaffale, ma tu cacchio hai dei bei disegni!

      Ora, quel che è fatto è fatto, e non rimane che cercare di spingere il prodotto come non ci fosse un domani, magari soprattutto durante fiere ed eventi, spingendo sul fascino dell'ignoto e qualche trucco (tipo rossetto e minigonna, che ci fanno sempre piacere, per inteso), senza per questo desistere dal creare interesse intorno al prodotto, che non si sa mai.

      Ma tu, Save, tu che ne sapevi un po', saresti andato incontro a tutto questo?
      Magari per gloria personale, sì, per veder edito un tuo gioco, per saperlo giocato da un centinaio di cristiani a cui l'hai venduto personalmente, ma basta così.
      O davvero avresti investito i tuoi risparmi per aprire una casa editrice con questi presupposti?

      Se dovessi investire di mio, come socio, punterei con più facilità su Warhammer, sul Trono di Spade, su Magic, o su qualcosa di nuovo.

      Come acquirente invece punterei con più facilità su Warhammer, sul Trono di Spade, su Magic, o su qualcosa di nuovo.

      Rimangono valide tutte le considerazioni che hai fatto sulla qualità, sicuramente intrinsecamente altissima, ma non credo che "Fico 'sto gioco mo' lo rifaccio io col nome mio" sia la filosofia vincente per la già zoppicante editoria italiana.

      Questo solo perché hai tirato dentro War Age, ma ce n'è altrettanto per tutti gli altri, chi per un verso chi per un altro, le lacune ad ogni livello sono al limite dell'incapacitante, come accennava il Black Pawn.

      Elimina
    2. Io il gioco l'ho "esplorato", ho fatto tutto quello che hai detto tu, e posso dire che è bilanciato col culo e alcune regole ammazzano il gioco.
      Spicca l'assenza di un playtesting approfondito e magari non fatto fare agli amici degli autori.

      Elimina
  9. Bravo Puzzillo,
    Bel punto di vista, mi sei piaciuto.

    Save the Last Game!

    RispondiElimina
  10. Scusate l'OT, ma ieri ho scoperto il vostro sito, e volevo farvi i miei sentiti complimenti. Finalmente leggo un sito italiano sull'argomento che vale la pena di essere visitato. E finalmente scopro che esiste altra gente NORMALE appassionata a questo hobby oltre a me e ai pochi amici con cui lo condivido (ovviamente questo è colpa mia, che diffido dal socializzare con chiunque abbia questo hobby a meno che mi dia prova di intelligenza, dote rara).
    Solo un appunto. Siete stati troppo buoni con Lupin III. Io l'ho trovato il gioco in assoluto più ingiocabile di quelli che ho provato (non moltissimi, per carità, ma di merdazze ne ho provate, credetemi, schifi inenarrabili che fanno sembrare i giochi da voi recensiti dei capolavori).
    Il quarto d'ora di nulla a cui è condannato Zenigata (che fortunatamente era interpretato dal geniale autore nell'unica partita che ho giocato e che mai giocherò) è solo la punta dell'iceberg, visto che poi praticamente non si gioca sul tabellone, ma su un foglietto di carta in cui ognuno può sbagliare (e sicuramente lo farà, visto che il regolamento ha dei buchi che pare una rete da pesca) o volontariamente barare (l'autore al riguardo mi disse che tutto il gioco si basava sulla specchiata onestà dei giocatori, ho fatto di tutto per non ridergli in faccia ma non ci sono riuscito). Insomma, il tutto mi sembrava poter funzionare solo come videogioco, con il computer che si prende carico di far rispettare le regole e sopratutto di tenere traccia delle posizioni dei vari personaggi.
    Inoltre, nonostante abbia provato a giocare seriamente, resistendo all'impulso di andarmene rovesciando il tavolo e bestemmiando subito durante il quarto d'ora di setup, la strategia è stata completamente inutile, tutto culo.
    Non parliamo dell'aderenza al tema, più che Lupin sembrava Metal Gear Solid, non ho mai visto Lupin ammazzare così tanta gente senza pietà.
    L'unica cosa che mi ha ricordato vagamente Lupin sono i gioppini, che come dicevo non si usano mai, vista l'inutilità del tabellone.
    Insomma, non capisco come una persona sana di mente possa spendere più di 35 Euro per giocare a battaglia navale (ma più noiosa e con un regolamento inutilmente complicato e bacato).
    Buona continuazione e grazie per le risate grasse!

    RispondiElimina

Il sistema ci mostra il tuo IP, pensaci quando ti viene in mente di offendere qualcuno o infrangere qualche legge.