lunedì 5 dicembre 2011

Stone Age - c'era una... tutte, c'era tutte le volte


Titolo: Stone Age
Anno: 2008
Autore: Bernd Brunnhofer
Editore: Stupormundi
Tipo: gioco da tavolo
Genere: gestionale
Tema: preistorico
Meccanica: piazzamento omini, cubetti, scala quaranta
Numero Giocatori: 2-4 (5)
Durata: 100'
Difficoltà: 3/5
Dipendenza dalla lingua: nulla.
Illustratore: Michael "The One" Menzel






Nel 2007 uscivano Agricola e Kingsburg.
Nel 2008 Brunnhofer, slalomista di dubbio talento, decide di portare al pubblico Stone Age. Quando si dice step by step.

Solo dopo aver notato l'originalità, punto forte di Elton John, di Stone Age si nota il delicato impatto grafico: un'avvolgente mano che s'infila nel portafogli e vi sfila il contante prima che possiate dire "è la solita solfa".
Protagonista della scatola è però "il Puzzone", un bicchierino lanciadadi in cuoio capace, con una sola sniffata, di rendere la partita un'esperienza onirica.
La qual cosa potrebbe non essere un male, considerata la semplice linearità del gioco: piazza gli omini sulle cose che vuoi prendere, tira i dadi per vedere quante ne riesci a prendere, prendile e, se hai piazzato gli omini anche per usarle, usale.

Alla fine chi fa più punti vittoria, che per calzare stilisticamente sull'ambientazione rappresentano punti vittoria, vince.
Il gioco è talmente semplice che in calce al regolamento, in una mezza paginetta, l'autore ci spiega come vincere: collezionate i set di carte giusti, non sbagliate a prendere le cose inutili prima di quelle utili, e scegliete le cose che vi danno più punti. Grazie Bernd.
Cose che succedono quando perdi una vocale al poker.
Quindi una plancia per la propria roba, gli omini da sfamare e i loro dadi per lavorare: niente sindacato ma lavoratori lunatici sì.
Sul tabellone le solite quattro risorse, almeno rappresentate in forme diverse dai soliti cubetti, le costruzioni per farle fruttare e le carte per ricevere bonus e fare punti su punti, su punti, su punti, soprattutto sopra a tutti i punti che si possono fare con le sole costruzioni; sarà per questo che in testa ai suggerimenti quel simpatico codice fiscale di Bernd ha scritto "GIANLUCA LE CARTE!!!".
Oltre a questo appaiono tre "super azioni", quelle che se le canni all'inizio conviene che ti alzi per andare a prenderti qualcosa di caldo, che so, la febbre. Si tratta delle azioni per far proliferare la propria famigliuola, per darle un reddito in grano e per avere i modificatori ai dadi dei lavoratori.
Azioni tanto essenziali da essere ridotte ad una in meno del numero dei giocatori, con l'elegante sistema "che in due o tre giocatori una non si può occupare". Tanto per essere equilibrati.
"Vedetevela voi": il massimo del game design.

L'interazione indiretta alla tedesca non lascia spazio nemmeno alla diplomazia fuori campo, la convenienza è assoluta e solo in caso di palese corsa a due può aver senso rompere "le uova" nel paniere di un avversario. Generalmente questo avviene per un intreccio di strategie o di tempistica non accurata.E, a proposito di strategie, se ne evidenziano tre:
1- puntare tutto sulla famiglia numerosa, evitare di sfamarla e massimizzare la produzione riducendo al massimo la durata della partita.
Questo è possibile perché il malus per non essere riusciti a sfamare la famiglia a fine turno è di 10 punti, una bella cifra, ma indifferente se non si sfama un membro o tutti e dieci, pertanto risparmiarsi tutte le azioni necessarie al ricavo del cibo consente di recuperare quei dieci punti piuttosto agilmente.
Considerando già strepitosamente nel tema la famiglia che si mangia i punti vittoria per cena e lavora con maggiore carica emotiva, notiamo poi che la partita ha termine quando questi vogliosi bastardi mangiapunti completano una pila di costruzioni, il che rappresenta nel gioco gli acidi per cui Brunnhofer ha dovuto rinunciare alla sua carriera di sciatore.

2- puntare su di un elemento che venga moltiplicato dai bonus delle carte, ad esempio gli attrezzi, che aumentano la capacità dei propri lavoratori, quindi la possibilità di reperire risorse da investire nelle carte che moltiplicano il valore degli attrezzi traducendoli in punti vittoria.
Ora, cosa diamine stiano combinando 'sti tizi lo sa solo il dio dei puffi, però la cosa può funzionare. O per lo meno è quello che solitamente sostengono i nostri politici, generalmente nelle medesime condizioni.
3- fare di tutto un po': è necessario che almeno un paio di giocatori applichino questa strategia fallimentare mediana per consentire a gli altri di veder fruttare le proprie. E' anche detta "la strategia dello spettatore".
Il gioco finisce così, con un conteggio dei punti in grado di generare elastici da far apparire una catapulta come una fionda da ragazzini, cosa che per lo più mortifica i giocatori della strategia 3, fino a quel momento apparsa onestamente redditizia, e mette a confronto quanti abbiano giocato già almeno una volta con una sfida non esattamente punto a punto.
Chi vince sniffa il Puzzone e rimette a posto il gioco.


PRO - semplice per essere un gestionale, l'utilizzo dei dadi fa sentire il perdente meno colpevole, grafica e componentistica restituiscono piacere, il regolamento stranamente comprensibile, il Puzzone.
CONTRO - uno dei tanti, strategicamente molto segnato, di fatto poco ambientato. 


NOTE - è disponibile un'espansione che porta a 5 il numero di giocatori aggiungendo anche due tipi di risorsa e un'azione. "Style is the goal": si decora e si abbelisce, e no, non vi sto prendendo per i fondelli, non io almeno, non questa volta. L'arricchimento del gioco è dovuto più all'inserimento del quinto giocatore che non ad una necessità di ampliamento delle funzioni, comunque fa tirare i dadi a un tizio in più.



3 commenti:

  1. Va bè... ho capito: l'influenza del White Bishop ha colpito anche il Puzzillo... aspettiamo il Black Pawn.... che è meglio!

    Se no mi tocca ritornare a leggere le "marchette" a Giochi Uniti di Gioconomicon e di Giochi sul nostro Tavolo.

    Figo Fantascatti! Non trovate!? (vergogna....)

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  2. Carolei, dato che sono stato altrove redarguito per i miei toni poco accomodanti, mi permetto di usare un linguaggio a tratti elegante e a tratti parasintemico.

    Come ben saprà dato che dà mostra di conoscere a menadito il multiverso delle recensioni online, cosa che mi riempie di indifferenza fino all'orlo, mi sono già espresso blandamente sulla questione e sono stato ricondotto all'ordine in nome della nota Meinungderschwanz, da anni in vigore in Italia.

    Per quanto mi riguarda il problema è quando la recensione mi diventa, da disutile, dannosa. Se invece il carolei ha qualcosa da dire, si apra il suo blog che, le assicuro, è un'attività che diverte e incanta i piccini e gli adulti che vogliono rimanere bambini e che, a torme nutrite, passano serate intere acchiappando spettri daltonici ridendo come dei cretini: un suo blog io di certo lo leggerei con piacere, se anche fosse, quantunque, no.

    Ma poi, ora che ci penso, vada pure a leggere il ca**o che le pare.
    Sostituire gli asterischi a scelta con una coppia di consonanti a cazzo. Ops.

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  3. Suvvia, è Ston Age, in fondo, come sottolinea il Black Pawn, è "solo rotto".
    ...e ambientato come un preservativo usato in chiesa (non su un chirichetto).
    ...e sostanzialmente con una strategia vincente.
    ...e...

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