Nome un po' complesso, ma non preoccupatevi di memorizzarlo.
Da quanto abbiamo capito dalle ultime novità editoriali, ossia del fungare di nuovi editori, produrre carte deve costare davvero poco.
Più o meno qualsiasi idea partorita da un'esimia mente di qualcuno che una volta ha visto uno che conosceva il cugino di un tizio che aveva giocato a un gioco, trova nel gioco di carte la sua naturale espressione.
E' così che troviamo Ninja, un gioco nato dall'ambientazione originale dell'autore: clan di ninja che tentano di sconfiggersi a vicenda.
Scopo del gioco è rivalutare l'immagine del ninja nella contemporaneità.
Forse un'esigenza dettata da qualche ninja citato nelle intercettazioni del caso Ruby.
Una missione da risolvere o un avversario segreto da scoprire ed eliminare, pescando le carte del monopoly (in realtà sono vantaggi e svantaggi, molto più 2011 rispetto a possibilità e imprevisti) e giocandole secondo i simboli dei clan indicati su di esse. Il primo a riuscire comunque mette fine all'entusiasmo e richiama l'attenzione al fatto che durante la scena clou del film il gioco è finito.
Semplice, rispecchiando lo stile grafico estremamente adatto a un pubblico minorenne. Di un bel po'.
Sempre in linea con lo stile è il foglio a fumetti inserito nella scatola per far capire, leggendolo lentamente, l'ambientazione; questo onde evitare che qualcuno possa non afferrare il perché un clan di ninja africani tenti di eliminare il clan di lupi trasformatisi per metà in uomini ninja. E così gli altri sette.
Marco Mingozzi, Winterlair. Questi invece ricordateli.
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