domenica 21 agosto 2011

Troyes - dadi senza prospettiva

Titolo: Troyes
Anno: 2010
Autore: S. Dujardin, X. George, A. Orban
Editore: Z-Man (ing)
Tipo: gioco da tavolo
Genere: gestione dadi
Tema: medievale
Meccanica: draft, piazzamento lavoratori
Numero Giocatori: 2-4
Durata: 90-120
Difficoltà: 3/5
Dipendenza dalla lingua: nulla (titoli delle carte)
Illustratore: Alexandre Roche


Se anche l’occhio vuole la sua parte con Troyes la sua parte è lo stesso gancio che stese Re Nero: la scelta della produzione è quella dell’aderenza al tema.

Il tema è medievale, per esattezza la gestione della città francese di Troyes, città natale della Lacoste; ma invece di scegliere uno stile “trendy” si è optato per quello quattrocentesco, agli albori degli studi del Brunelleschi sulla prospettiva delle costruzioni nell’arte pittorica. Estremamente interessante, ma il piacere del valorizzare il lavoro di seicento anni fa non attenua il dispiacere per l’aver ignorato seicento anni di sviluppo artistico, così il risultato grafico è giocoso come il gioco della palla, quello in cui si lancia la palla in aria e la si riprende con le mani.
Eppure a qualcuno piace, anche a qualcuno ancora in vita intendo.

Un po’ lo stesso effetto lo fa il regolamento, che riporta esattamente ai tempi in cui sembrava tutto estremamente semplice, fatto salvo poi tentare di farlo e scoprire che mancano una quantità di informazioni fondamentali date per scontate o parzialmente sottointese dall’autore dello scritto. Quindi l’espressione stupefatta davanti ad una meccanica banale quanto innovativa muta rapidamente in espressione esterrefatta davanti alle piccole ma fondamentali lacune del manuale stile “non c’è scritto che non puoi farlo”.

La summa dei due aspetti perplimenti del gioco si ha nel foglio di riferimento per gli effetti delle carte, uno strumento fondamentale come una colt in un western, che riportando i disegni belli quanto criptici, completa le illustrazioni degli effetti con una lunga spiegazione di quelli, svelando alcune regole obliate nel manuale; cose del genere “questo ti consente di piazzare due omini” “ah, dunque ne potevamo piazzare uno solo…”. Roba da sentirsi i Cristoforo Colombo dei regolamenti.

Come detto meccanica banale, ogni giocatore piazza i propri cittadini per ottenere i tre tipi di dadi, poi lancia i suddetti dadi e li piazza nella propria zona della città, a turno si utilizzano quei dadi per sviluppare gli effetti dei rispettivi tre tipi carte (religiose, politiche e militari), fine.

Come anche detto meccanica innovativa, perché a differenza dei normali giochi di dadi qui è possibile riequilibrare le sorti dei lanci utilizzando, a pagamento, i dadi degli avversari.
Tentativo nobile ma semiserio, dato che anche i denari si ottengono lanciando risultati alti …

A questo intrigante sistema di altalenante effetto (soddisfazione e delusione vi accompagnano per tutta la partita, per tutte le partite) si aggiunge un sistema di utilizzo dei dadi matematicamente agevole come un trono di spade: tutti vogliono usarlo, ma nessuno ci sta bene. Parliamo del nemico numero uno degli alunni delle elementari: le divisioni, ma per fortuna i giocatori sono in gran parte degli sfigati che hanno fatto buon uso di quegli anni di scuola, così da poter sfruttare con maestria il moltiplicarsi degli utilizzi delle singole carte dividendo la somma dei risultati dei dadi utilizzati per il coefficiente di difficoltà delle singole carte stesse.
Ovvio, bravi, infanzia difficile ma fruttuosa.
Ciò nonostante però tra questo pur semplice conteggio, le scelte effettuabili e la possibilità di utilizzare praticamente qualunque dado sul tavolo, il turno di un giocatore può dilatarsi oltre i più complessi calcoli del tempo dati dalla fisica non euclidea. E ora cavatevela con le divisioni.

Se la vostra infanzia non è stata troppo dura però è possibile che giochiate solo per divertirvi, magari badando più al fatto che la città è divisa in fette; fette che i giocatori si spartiscono come capicosca di un qualsiasi paesino siciliano, invadendo gli interessi dei vicini di quando in quando per realizzare qualche lavoretto poco pulito. Allo stesso modo potreste badare presto a quanto sia divertente e complesso realizzare gustosissime combinazioni di azioni politiche (modernamente definibili economiche) e religiose, notandolo a discapito della lineare ed altissima efficacia delle azioni militari. Uno sbilanciamento al quale farete sempre meno caso con il crescere dell’esperienza, attraverso la quale giocherete sempre più azioni militari, perché vi piace divertirvi, ma pure vincere ogni tanto aiuta.

PRO – meccanica matematica arguta, presenza di tutti gli "elementi giusti", grafica estremamente aderente al tema.

CONTRO – meccanica matematica fortemente legata al fattore C, digeribile come cinghiale crudo, grafica estremamente aderente al tema.

LA GUASTAFESTE DICE – “non mi piace neanche questo.”.

NOTE – no.


6 commenti:

  1. Ok, lo stile è palesemente tratto da un altro blog di recensione libri (mancano solo i gamberetti nelle valutazioni e poi ci siamo), e fondamentalmente non concordo sulle critiche (Troyes è un gran gioco, al di là della grafica che può piacere o meno; anche a me, ad esempio, non piace). Però le recensioni sono divertenti, quindi ottengono il loro scopo: farsi leggere. :)

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  2. Ammetto la mia ignoranza in merito (ed in merito alla maggior parte delle cose del mondo), e già l'esistenza di un blog che recensisca libri mi colpisce: leggere di cose di cose da leggere è un concetto surreale, soprattutto per chi come me, forte di una pigrizia insanabile, non legge nemmeno ciò che scrive. Però mi farebbe piacere conoscerlo, se potessi indicarmi l'indirizzo di tale folle.
    Nonostante qualsiasi similitudine comunque qui non gamberetteremo mai nessuno (non foss'altro che per incapacità nostra nel realizzare e piazzare gamberetti).

    L'idea da queste parti è che motivi per comprare un gioco ce ne sono a migliaia (e anche dove non ve ne fossero il giocatore è notoriamente un acquirente compulsivo), così come i i suoi pregi sono decantati in ogni opera e scritti su tutti i muri, dunque spogliarne qualche difetto divertendocisi sù male non fa.

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  3. Immagino che il sito sia il "famoso" Gamberi Fantasy.
    A me Gambery Fantasy piace, soprattutto per il tono saccente, arrogante e distruttivo della curatrice. E poi ha massacrato la Troisi e la Meyer, a me chi spara sulla croce rossa sta simpatico, d'altra parte è esattamente quello che faccio anche io.

    Però "lo stile è palesemente tratto da un altro blog" non l'ho capita, o se l'ho capita non me ne sono accorto. Questo sito, come il Gambero, come mille altri, fa dell'ironia, del sarcasmo, e come spesso accade usa in modo esagerato similitudini, metafore e oggetti contundenti.
    Sul sarcasmo che fa ampio uso di figure retoriche il cui uso per irridere ad opere dell'ingegno è ampiamente scontato, il copyright non c'è (neanche la creative commons, e neanche il divieto di fotocopiare il monitor). Magari c'è sui contenuti, che purtroppo nel nostro caso sono davvero nostri, e si vede.
    Per tutti i cubetti, che vita triste che conduco.
    (piange)

    Giusto per far scoppiare un flame a caso: ma secondo voi Luttazzi ha copiato davvero le battute dei comici americani morti, o è tutta una grande burla stilistica come sostiene il comedian romagnolo?

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  4. dovrei avere conferma della similitudine, perché così, a prima vista, trovare una somiglianza mi pare quella che non stenterei a definire "una minchiata apocalittica".

    Comunque data la nostra innata umiltà (?) accettiamo di buon grado il paragone con una rappresentanza certamente di grande successo ed alla quale dovremmo ispirarci per migliorare e diventare grandi, accontentando il più possibile il nostro meraviglioso pubblico.

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  5. Ma quale pubblico? E poi grande diventaci tu, io preferisco rimanere piccolo e nero, così posso imbucarmi facilmente in una scatola di Project Pornstar a fare le porcherie con le sexy-carte del gioco.

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  6. Mi sto solo allenando per le prossime elezioni, o per la prossima morte del Papa.

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