domenica 17 luglio 2011

Zombie Fluxx – cercasi cervello, senza impegno

Titolo: Zombie Fluxx
Anno: 2007
Autore: Andrew Looney
Editore: Looney Labs
Tipo: gioco di carte
Genere: fortuna
Tema: zombie
Meccanica: collezione di set, poteri variabili
Numero Giocatori: 2-6
Durata: 5’- sfinimento (il consiglio è di non superare i 30’)
Difficoltà: 1/5
Dipendenza dalla lingua: fondamentale (carte)
Illustratore: Derek Ling



IMMAGINI

Non si tratta di un vero e proprio gioco quanto di un test per la rilevazione di forme di vita intelligenti, o almeno forme di vita.
Un mazzo di carte e due regole: pesca una carta, gioca una carta.
Se a questo punto qualcuno dovesse presentare dei dubbi probabilmente si tratta di uno zombie, o di un automa difettoso, comunque sarebbe il momento di fare selezione delle vostre compagnie.

Questo gioco di carte, dall’essenza scientifica, fa della linearità dei classici giochi di carte una retta non euclidea, e della durata una esposizione tale da rendere Shrodinger un dilettante della teoria.
Il rutilare di nuove regole che fiammeggiano giù dalle mani dei giocatori è uno spettacolo che lascia a bocca aperta, quartetti di zombie gorgheggiano inni infausti mentre ci si affanna nell’accantonare mazze da baseball e ciambelle, il tutto mentre qualche azione tende a sconvolgervi i piani più dell’arrivo di nuovi obiettivi in grado di rendere le vostre ciambelle… inutili ciambelle!
In questo vortice rivoluzionario, il cui titolo originale pare dovesse essere “zombie: the wind of change”, si rischia di perdere il contatto con la terra ferma come con i concetti di spazio e tempo, e se le carte si continuano a muovere solo sul tavolo, l’altalena di prospettive dei giocatori oscilla tra speranza e disperazione ad una velocità tale che, guardandosi attorno, si potrebbe scorgere una Delorian lumacare sulla corsia di destra. Questo approssimarsi e sfuggire della vittoria ad ogni mano giocata significa che la partita potrebbe chiudersi al secondo giro, almeno tanto quanto che possa portare alla futura scoperta di esemplari di homo (quasi) sapiens intenti in un gioco dalle origini sconosciute e dalle funzioni probabilmente rituali. Tale rischio si amplifica al crescere del numero di partecipanti: un rituale suicida collettivo al canto di “più siamo e meglio stiamo”.

Nella sua parte meccanica il gioco è quello che potremmo definire, tecnicamente, un terno al lotto, con l’aggiunta di quella mendace sensazione di possibilità di controllo che si ha nei primi tempi di matrimonio.
La parte bella del gioco è lo spirito di gruppo che riesce a creare, un po’ come accade per i sopravvissuti di un naufragio, ognuno con le proprie necessità e le proprie passioni, ma ognuno legato all’altro dalla difficoltà, dalla disperazione e dalla gioia per la fine dell’esperienza.


PRO – semplice, davvero semplice, se non riuscite fingete di essere stati sorpresi dalla diarrea. Divertente, soprattutto quando, dopo aver distribuito le carte, vedete correre qualcuno in bagno.

CONTRO – sindrome di Munchkin: potenzialmente infinito tende a diventare un collaborativo contro il gioco, tutti uniti per cercare di farla finita.

LA GUASTAFESTE DICE – Hurgle, finire, hurgle.

NOTE – il gioco è una versione del primitivo fluxx.
- vuoi quello normale o quello zombie?
- che differenza c’è?
- sono identici, ma in questo ci sono gli zombie.
- e tu vuoi 10 euro o 15? Sono identici, ma nel secondo ci sono 5 euro in più.


6 commenti:

  1. So perfettamente come è questo gioco, ma Monthy Python Fluxx me lo comprerò lo stesso @_@
    (sto solo attendendo di trovarlo ad un prezzo decente :P)

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  2. ecco cosa, il calzante spirito del non sense nello humor inglese, fare qualcosa che avrà un effetto diverso da quello creduto ma che comunque alla fine tornerà utile per lo sconvolgimento della morale ludica...

    il prezzo decente implica un investimento in dose minima di sanità mentale?

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  3. No, no, implica proprio che: "Vuoi 10 euro o 5?"
    "I cinque, grazie. Ecco il resto"
    "Grazie, ciao"

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  4. sarà più probabile trovare qualcuno che, vestito di poveri cenci in un angolo buio della città, te lo piega dalla sua mano bassa sussurrandoti in tono disperato e semilucido "tieni, prendilo, spero che a te vada meglio".

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  5. Ma soprattutto, che droghe s'è sparata la Guastafeste prima della foto?

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  6. il segreto? Prima mattina, senza trucco.

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