mercoledì 6 luglio 2011

Sfide - Runebound vs World of Warcraft: BG

Runebound (Wallace\Hardy, Fantasy Fight)






vs


World of Warcraft (Petersen\Lang, Fantasy Fight)







Benvenuti a questo scontro epocale fra due giochi che non hanno bisogno di presentazioni.
Se volete sapere qualcosa in più, tirate un dado a otto facce e consultate la tabella D.
La second edition di Runebound si presenta all'appuntamento con dei simboli che ricordano quelli delle vecchie mappe di Dungeons & Dragons tatuati sui bicipiti possenti. Nonostante qualche capello bianco, lascito della precedente edizione (e conseguenza delle maledizioni scagliate dai giocatori che avevano provato il gioco prima delle FAQ), il guerriero di Terrinoth si presenta alla sfida forte della sua esperienza e dell'ambientazione originale (o quasi).
Dal canto suo, World of Warcraft: the Boardgame - il campione di Azeroth - arriva sul luogo dell'incontro con un'armatura luccicante, rivestita di dadi a otto facce. Ringhia all'avversario "Le mie miniature sono più molte delle tue" e sguaina una grossa mannaia, la stessa con cui è stato fatto il bilanciamento dei personaggi.
E via, giù mazzate. Fra di loro, perché se dovessi valutarli io dovrei prima giocarli, e penso davvero di non averne le forze. Nel downtime di uno qualsiasi dei due si può tranquillamente mettere su un torneo di Puerto Rico, troppi dadi da tirare, il personaggio da scegliere, passarlo di livello ogni volta che la dea bendata mi regala una serie di tiri fortunati… No, per carità, lasciamoli fare da soli.
Runebound attacca per primo. “Chi mena pe' primo mena du’ vorte”, il campione di Terrinoth lo sa, era pure uscito senza un adeguato playtest con la prima edizione, dunque l'iniziativa è sicuramente sua. Il gioco è abbastanza lineare come regolamento. E ha un bel sistema di avventure. Però i PG sono piatti, lo sviluppo è minimale, e il movimento ridicolo. “Andrò nelle paludi? Oh, no, oggi non posso proprio, magari domani.”
World of Warcraft, forte del suo big box, non si fa attendere: “chi è più grosso mena deppiù!”. E in effetti, nel big box c’è tantissima roba. Gli omini, i dadi… e le carte! Ammazza quante carte! Ci ho messo sei ore a leggere tutte le skill e le armi, che se non le conosci non giochi. Beh, certo, la presenza dell’alea è così densa che si sudano dadi, e il gameplay è noioso e scialbo. “Di là! Ci sono dei Wraiths!” “Apperò, che palle!”
Se lo scontro fosse sulla lunghezza dei tempi morti anziché sulla bellezza del gioco, ecco, allora sì che la tenzone sarebbe titanica, epica e gloriosa. In Runebound l’interazione è così importante che volendo te lo giochi anche da solo… “Oh, ho due ore da buttare, facciamoci un Runebound, tanto la gnocca non mi fila comunque”. Siamo all’onanismo ludico. Ci sono giocatori che, fra un turno e un altro, li vedi vagare nel deserto gridando "Eli Eli lamà sabactani!" (probabilmente riferendosi a Gary Gygax).
Ma transeat. Sto spalando letame su Runebound quando World of Warcraft è decisamente peggio. Passi quattro ore tirando padellate di dadi sui mostri sempre uguali, fino a uno scontro finale il cui esito è già deciso dalla seconda ora di gioco. Solo che dopo mezz’ora di setup vuoi finirla, quella fottuta partita…
Ed è proprio nello scontro fra le due fazioni che emerge tutta la genialità di World of Warcraft. Il fenomeno del rich gets richer è qualcosa di così forte, palpabile e incontrastabile da stordire anche il Grande Antico del tavolo accanto, su cui giocano ad Arkham Horror (altro gioco orripilante – e non in senso buono - di cui parlerò con piacere in futuro). Peraltro, se qualcuno del tavolo di Arkham Horror chiedesse qualcosa a uno dei giocatori di World of Warcraft, inseme a una normale risposta verbale riuscirebbe a leggere negli occhi dell’interlocutore la supplica “…uccidimi.”
E quindi? Boh. In questo folle scontro al gestire meno peggio le dinamiche di gioco, forse la spunterebbe Runebound. Personalmente non regalerei il giocone di Petersen e Lang neanche al mio peggior nemico, mi sembrerebbe di fargli un’offesa davvero troppo grave, mentre regalare Runebound a qualcuno somiglia più a uno scherzo di quelli cattivi che però alla fine si ride tutti.
Insomma, in un modo o in un altro l’ho sfangata. La prossima volta, promesso, me la prenderò con un paio di quei giochini tedeschi sciatti e legnosi.
Cordialmente vostro, ma anche no,
Mr. Black Pawn

3 commenti:

  1. Runebound purtroppo non ho mai potuto provarlo, il mio gruppo usuale di gioco l'ha rivenduto troppo in fretta.
    Un aneddoto: all'asta di GiocaRoma ho puntato un euro su una sua espansione, senza avere il gioco base, giusto per far partire l'asta. Pensavo: "sicuramente c'è qualcuno che rilancerà". Ecco. A qualcuno serve un'espansione di Runebound?

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  2. L'ha rivenduto? Diavolo, che fortuna... significa che qualcuno l'ha comprato...
    Per l'espansione, visto che nessuno ha rilanciato, rilanciala tu. Nel fiume.
    Crea un nuovo brand... Runebound: Aniene.

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  3. Credo che se mancheranno titoli del genere alle prossime aste sarà solo perché il nostro pubblico si sta formandopian pianino...

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