venerdì 17 giugno 2011

Rapinato - Die Burgen von Burgund



Il titolo da solo varrebbe l’acquisto della nemmeno troppo ingombrante confezione, ma non solo, la sua promessa sembra mantenersi pienamente rivelando una componentistica che è tutta un programma: più segnalini che in una scena post-sparatoria di CSI e tutti di colori presi pari pari dai test per il daltonismo. Una montagna di piccoli esagoni di cartone, due dadi a testa per ciascuno dei quattro giocatori, un tabelloncino centrale, plance doubleface per ogni giocatore, un dado neutro e ancora qualche segnalino lavoratore, tanto per condire.
Il gioco, superato il primo scoglio della divisione per tipo delle tesserine (cosa che richiede una sezione del manuale, alcune decine di minuti, buona vista, buona pazienza, un diploma specialistico ottenuto con un buon voto, esperienza e meno di 25 anni), il gioco, dicevo, scorre con una certa agilità, i due dadi di ogni giocatore rappresentano le sue due azioni per il turno, poiché per qualsiasi mossa serve un risultato specifico, dal prendere una tessera al piazzarla sulla propria plancia, dal vendere dei beni all’acquistare lavoratori (a dire il vero per questo basta un risultato qualsiasi, e sempre in verità si tratta di meri schiavi mono uso, sacrificati alla variazione +/- 1 del risultato stesso dei vostri dadi).
In somma, attività semplice, gioco di piazzamento e di fortuna, interattività indiretta e limitata (andare a influire sulle scelte avversarie dipende dalla vostra [s]fortuna) e una durata ingannevolmente elevata, a tutti i giocatori sembra infatti di poter riuscire a cavarsela in una mezzoretta, con turni brevissimi e azioni prevedibili, e probabilmente così potrebbe essere, se altrettanto tempo di ogni turno non si perdesse per cercare di comprendere a quale colore si riferisca ogni tessera bonus: giallognolo, verdino, verde, verde scuro, grigietto, grigio scuro, nero chiaro… sembra il party game della coloreria.
Altrettanto tempo lo richiede il riporre tutto nella scatola con un ordine tale da poterlo riassettare senza essere passibili di denuncia civile da parte del prossimo utente: quando la componentistica diventa un limite. Questo mentre Die Burgen von Burgund, dagli amici affettuosamente chiamato Die Burgen von Burgund, concede una certa soddisfazione ludica e realizzativa, con la sorpresa della forbice più stretta che abbia mai trovato in un gioco di questo tipo: tutti i giocatori un punto sotto il vincitore. Se non mi terrorizzasse l’idea di aprire nuovamente quella bolgia infernale di cartoncini lo riproverei volentieri…

5 commenti:

  1. ahahah, il momento della divisione della componentistica sembra una parte scritta appositamente per me :)

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  2. Eh, diciamo che anche i giocatori ossessivo compulsivi possono vedersi messi in difficoltà. Una vera sfida cromoterapeutica.

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  3. ti ricordo... oh, uhm, non mi ricordo io O_o
    come si chiava?
    quel gioco con tutte le gemmine a mosaico che non abbiam neanche capito come funzionava?

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  4. Ys, ma lì era facile, almeno per scala cromatica!

    Comunque, per quanto io ci abbia provato, il gioco si chiama e non si "chiava"...

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  5. ops, chiedo venia per l'evidente errore (sperando che sia solo di battitura).
    Ys... si' si'... dovreste proprio recensirlo

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